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Salario minimo, i paletti della Lega in vista dell’accordo con M5S

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in commissione al senato

Salario minimo, i paletti della Lega in vista dell’accordo con M5S

Effetto vertice di Governo tra Salvini e Di Maio sul salario minimo: al Senato la Lega ha ritirato gli emendamenti al Disegno di legge Catalfo, presentato dal M5S a luglio del 2018, e fermo in stand by in commissione Lavoro proprio per le perplessità del Carroccio. In vista del tavolo tecnico per definire una linea comune, la Lega ha indicato tre paletti. Il primo è la richiesta di limitare l’applicazione di minimi orari di 9 euro lordi l’ora «solo ai settori e alle categorie non regolamentate dalla contrattazione collettiva», con un richiamo alla perimetrazione prevista dal contratto di governo ma di fatto superata dalla proposta Catalfo, il testo di base adottato dalla commissione Lavoro del Senato.

Il secondo, è che nei 9 euro l’ora siano compresi «gli elementi fissi e variabili della retribuzione». Il terzo paletto è la spinta a dare più peso alla contrattazione territoriale e comunque alle parti sociali maggiormente rappresentative (una richiesta in chiave anti dumping). Questi tre paletti si sono tramutati a maggio nella presentazione di appositi emendamenti targati Carroccio al Ddl Catalfo, ritirati dopo che al vertice di governo di lunedì notte i leader dei partiti della maggioranza, Salvini e Di Maio, hanno deciso di accelerare su salario minimo e flat tax. Il disegno di legge recepisce le indicazioni 5 Stelle, prevedendo che il trattamento economico minimo orario previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro non può essere inferiore ai 9 euro.

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I timori della Lega per l’impatto sul costo del lavoro
Se i 5Stelle premono per l’approvazione della legge sul salario minimo anche perché guardano a quel mondo dei lavoratori della gig economy e alle partite Iva come potenziale serbatoio di voti, la Lega invece teme gli effetti negativi dell’introduzione della soglia minima di 9 euro lordi l’ora sul mondo produttivo di piccole imprese, artigiani e commercianti che storicamente rappresenta la base elettorale del Carroccio. Nel terziario, come dimostra uno studio dell’associazione Lavoro e welfare, i primi tre livelli hanno minimi retributivi più bassi, e dovrebbero essere accorpati in un unico minimo retributivo con un impatto sulla scala parametrale degli altri livelli che farebbe lievitare il costo del lavoro del 18%.

Gli effetti sui contratti nazionali
Ma gli effetti del salario minimo di 9 euro lordi l'ora si avrebbero su quasi tutti i contratti, anche su un Ccnl piuttosto “generoso” come quello metalmeccanico che ha una categoria di ingresso sotto questa soglia. Innalzando il valore di questo livello di ingresso, si avrebbe un effetto a catena sugli altri livelli, con un incremento complessivo del costo del lavoro. Di qui la volontà della Lega di circoscrivere l’applicazione della nuova misura ai soli settori “scoperti” dalla contrattazione.

In aula al Senato la settimana prossima
Il disegno di legge è calendarizzato in aula al Senato tra mercoledì 19 e giovedì 20 giugno, ma con la formula «ove concluso dalla Commissione». Questi giorni serviranno, anzitutto all’interno della maggioranza, a definire una posizione comune per sbloccare definitivamente la partita. «Lavoriamo per cercare una condivisione che serva a migliorare il testo», spiega William De Vecchis (Lega).

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