
Senatore per una notte, prima di scoprire che l’elezione il 4 marzo 2018 era una «fake news», Claudio Lotito ha una scadenza fissa che deve rispettare: ogni anno il primo aprile deve pagare al fisco 5,65 milioni di euro. Non è un pesce d’aprile. E dovrà continuare a farlo fino al 2028. È l’impegno che Lotito, da oggi pretendente all’Alitalia (con quali disponibilità finanziarie non si sa), ha assunto con l’Agenzia delle entrate con la transazione «spalma-debiti» (o «salva-Lazio») firmata il 20 maggio 2005, con il consenso del governo allora guidato da Silvio Berlusconi, che era proprietario di un’altra squadra di calcio, il Milan.
Il maxi-debito della Lazio
Imprenditore delle pulizie, Lotito era fresco proprietario della Lazio, verso la quale l’aveva spinto il banchiere di Capitalia
Cesare Geronzi dopo i fasti e gli sfracelli dell’èra di Sergio Cragnotti. Lotito aveva pagato 21 milioni nel luglio 2004.
Il club aveva accumulato un enorme debito con il fisco perché per anni non aveva versato le tasse sugli stipendi pagati ai
giocatori. E così Lotito si ritrovava sul groppone oltre 140 milioni di euro di debiti.
La transazione con il fisco
Per evitare il fallimento della seconda squadra di calcio della capitale (per numero di tifosi e di elettori) il governo acconsentì
a un accordo senza precedenti: una transazione per spalmare il debito in 23 rate annuali da 5,65 milioni, da pagare a partire
dal primo aprile 2006 fino al primo aprile 2028, più una prima rata di circa 8 milioni da pagare alla firma dell’accordo,
più una rata aggiuntiva unica di 5,23 milioni che oggi la società ha pagato. Del maxi-debito fiscale spalmato in più di 20
anni oggi restano quindi nove rate da pagare, corrispondenti a circa 50 milioni.
Bilanci in attivo con le plusvalenze
La Lazio ha dichiarato conti in attivo negli ultimi due bilanci consolidati, al 30 giugno 2017 (11,38 milioni di utile netto)
e al 30 giugno 2018 (37,31 milioni), grazie alle plusvalenze per la cessione di calciatori. Molto parsimonioso con gli investimenti
e con gli ingaggi, Lotito ogni anno sfrutta il calciomercato per far quadrare i conti. Nel bilancio al 30 giugno 2016 il miracolo
non gli era riuscito e i conti si erano chiusi in rosso per 12,6 milioni.
I ricavi a 127 milioni
I ricavi totali del club, escluse le plusvalenze, sono saliti dai 91,9 milioni del 2016 ai 127,2 milioni nel bilancio a giugno
2018. I conti della stagione 2018-2019, appena terminata, culminata con la vittoria della Coppa Italia contro l’Atalanta,
ancora non si conoscono, si chiuderanno alla fine di questo mese.
Aumentano i debiti
Malgrado l’attivo la Lazio ha un indebitamento in aumento. I debiti totali tra il 2017 e il 2018 sono aumentati da 179,7 a
188,9 milioni. I debiti finanziari netti sono saliti da 43,7 a 46,47 milioni. Il patrimonio netto consolidato del club è positivo
per 57,56 milioni e Lotito non è tenuto quindi ad aprire il portafoglio per ricapitalizzare la società.
I debiti verso i calciatori
Lotito, azionista del club con il 66,67%, non ha perso però la caratteristica di essere estremamente parsimonioso. Nel bilancio
a giugno 2018 i debiti verso tesserati e dipendenti sono aumentati da 11,2 a 15,28 milioni, un importo superiore alla fisiologica
frazione mensile del costo del lavoro, che in quella stagione è salito da 57,2 a 79,8 milioni. La relazione al bilancio dice
che i debiti verso tesserati «sono principalmente costituiti» dagli stipendi di giugno 2018 per 5,65 milioni lordi e da premi
per 7,58 milioni lordi, tutti «pagabili entro il 30 settembre 2018».
Stipendi pagati con tre mesi di ritardo
Per Lotito insomma si possono pagare gli stipendi dopo tre mesi, è il limite massimo della Figc per non infliggere penalizzazioni
di punti in classifica. E tra i ricavi dell’ultimo bilancio Lotito ha iscritto 3 milioni da «transazioni con creditori». Cioè
un debito si è trasformato in un’entrata. Chissà se pensa di ripetere questi miracoli con Alitalia.
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