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Riorganizzazioni aziendali, ecco come funziona lo scivolo di 5 anni per le…

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Riorganizzazioni aziendali, ecco come funziona lo scivolo di 5 anni per le uscite

C’è un nuovo strumento per gestire le riorganizzazioni aziendali, in particolare quei processi, oggi resi necessari, per lo sviluppo tecnologico dell’impresa, e il conseguente aggiornamento delle competenze professionali del personale in organico. Il suo nome è “contratto di espansione”, e la relativa disciplina normativa è contenuta nelle due paginette di un emendamento dei relatori al decreto Crescita in corso di approvazione alla Camera.

Cos’è il contratto di espansione
La nuova misura, che punta a superare i contratti di solidarietà espansiva, poco utilizzati perché di complessa gestione, si applica alle aziende con più di mille lavoratori e varrà, in via sperimentale per due anni, questo, vale a dire il 2019, e il 2020. Secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, la misura potrebbe portare a oltre 15mila tra nuove assunzioni e personale formato. Per far partire il contratto di espansione è necessario un accordo con ministero del Lavoro e sindacati comparativamente più rappresentativi. Lo strumento prevede un mix di interventi, in parte destinati al personale considerato “in esubero”, in parte a nuove assunzioni e a un progetto di formazione e riqualificazione delle persone (proprio per assecondare l’obiettivo della norma che è quello di spingere lo sviluppo tecnologico aziendale). Ma procediamo con ordine.

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Le misure per gestire le uscite
Le novità principali del contratto di espansione riguardano gli interventi per gestire uscite o turn-over strategico (oggi, in media, gli esodi più o meno incentivati si spingono tra i due e i tre anni dalla pensione, perché onerosi per i datori) . Qui, nel dettaglio, sono previste, e dovranno essere specificate nel contratto di espansione, tre cose. La prima è una deroga alle attuali regole sulla Cigs introdotte dal Jobs act (la Cigs, è la cassa integrazione straordinaria, utilizzata per le difficoltà aziendali più complesse), che, in questo caso, potrà essere “richiesta per un periodo non superiore a 18 mesi, anche non continuativi”. La seconda misura è rivolta ai lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dal conseguimento della pensione (sia di vecchiaia, sia anticipata). In tale ipotesi, sarà l'azienda, “a fronte della risoluzione del rapporto di impiego”, a versare un'indennità mensile liquidabile anche in unica soluzione, commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del suo contratto, così come determinato dall'Inps (nel caso si arrivi prima alla pensione anticipata, l'impresa dovrà versare pure i relativi contributi previdenziali utili, ovviamente con esclusione degli accrediti figurativi).

Il maxi-scivolo di cinque anni, con tutti i collegati obblighi e diritti, potrà essere riconosciuto anche per il tramite dei fondi di solidarietà bilateriali (laddove già costituiti o in corso di costituzione, senza dover modificare i rispettivi statuti). La terza misura, riguarda i lavoratori che, per ragioni di età o di contributi, non possono accedere al maxi-scivolo: per costoro, sarà consentita una riduzione oraria al massimo al 30 per cento dell’orario giornaliero, settimanale o mensile. Per ciascun lavoratore può, tuttavia, essere concordata, ove necessario, una riduzione dell’orario fino al 100 per cento nell’arco del'intero periodo del contratto di espansione.

Assunzioni e obblighi di formazione
A fronte di queste misure, nel contratto di espansione c'è anche una parte dedicata a nuove assunzioni e obblighi formativi. L'impresa che utilizza lo strumento dovrà infatti indicare anche “il numero di lavoratori da assumere e i relativi profili professionali”, ovviamente compatibili con il piano di reindustrializzazione o riorganizzazione 4.0. L'azienda sarà tenuta ad assumere a tempo indeterminato, compreso l'apprendistato professionalizzante. Per quest'ultimo rapporto di lavoro, la norma precisa che i correlati obblighi formativi saranno più soft, intendendosi assolti con l'insegnamento “on the job”da parte del datore di lavoro. Si dovrà poi procedere a un dettagliato piano di formazione, che dovrà essere “vidimato” dal ministero del Lavoro. Qui l'obiettivo è aggiornare le competenze professionali del personale in organico proprio per supportare la riorganizzazione aziendale in chiave di sviluppo tecnologico.

Risorse a disposizione
Per il contratto di espansione l'emendamento dei relatori indica una dote di 40 milioni di euro per il 2019 che scendono a 30 milioni di euro per il 2020. La normativa indica anche un periodo transitorio per i contratti di solidarietà espansiva già sottoscritti: rientrando nel periodo di vigenze delle vecchie regole, continueranno a produrre effetti fino al termine dei periodi considerati.

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