Poco meno di tre milioni di abitanti, una vita notturna da grande capitale europea, e se si passeggia nella Downtown si scoprono negozi etno-chic e gallerie d'arte da far invidia a metropoli come Parigi e New York. Ma è il suo mondo verticale tra grattacieli e natura, con il sole assicurato per trecento giorni all'anno, a rendere Città del Capo una realtà di punta del Terzo Millennio. Non mancano magie e leggende. Come quella dell'Olandese Volante.
Miti e leggende
Sono in molti a sostenere di averlo visto comparire e scomparire tra le onde. Soprattutto nei giorni di nebbia. Il fantasma della goletta L'Olandese Volante, condannata a navigare per l'eternità, solca le acque davanti a Città del Capo, all'incrocio dei due oceani che si fronteggiano a Cape Agulhas, punto più a sud del Continente Nero. Le vele strappate, un alone rossastro che la circonda, ha un equipaggio di scheletri e fantasmi. Al timone il suo pazzo capitano, Hendrik van der Decken, che nel 1641 sfidò la tempesta e colò a picco con il suo vascello, durante il viaggio di ritorno in Olanda. E che, per la sua arroganza, fu condannato a veleggiare fino alla fine del mondo. Il posto ideale per avvistare la goletta fantasma è la Table Mountain, la Montagna della Tavola. Una roccia impressionante che per oltre mille metri si arrampica nel cielo e poi, d'improvviso, si ferma in un altopiano come se fosse tagliata di netto.
Table Mountain
È lei l'angelo custode di Cape Town, guardiano fedele che, quasi per timidezza, al pomeriggio si copre con una strana nuvola bianca e piatta, che si ferma proprio sulla cima. Chiamata tablecloth (tovaglia), di solito preannuncia l'arrivo del Cape Doctor, un impetuoso vento da sudest che ripulisce l'aria, spazzando con violenza la città ai suoi piedi. E che rende chiara l'idea, se per caso ancora non lo fosse, di come questa sia una Finis Terrae, una fine del mondo sulla punta estrema dell'Africa: tra qui e l'Antartide non rimane che il mare. Non un mare qualsiasi, ma quello tempestoso dei Quaranta Ruggenti: leggendario, epico, e costato la vita a tanti marinai. Del vascello fantasma non vedete nemmeno l'ombra? Non disperate. Anzi, forse è meglio così. Negli ultimi quattro secoli pare che ogni avvistamento sia stato seguito da un naufragio…
Baie da favola
Salire sulla Table Mountain è un obbligo: solo dalla sua cima ventosa si può avere un visione d'insieme di Città del Capo, mondo verticale per eccellenza. Perché questa è una metropoli nata così, incastonata nel paesaggio, come perla in un'ostrica, con la singolare capacità di entrare a farne parte, di accrescerne perfino la naturale bellezza. Le baie sabbiose che orlano l'oceano godono già di un'elegante scenografia e le montagne che le fanno da corona – la Testa di Leone, il Picco del Diavolo, i Dodici Apostoli, la Collina del Segnale – ne completano la vertiginosa simmetria. Aggiungete a tutto questo le villette dei sobborghi di Constantia e di Clifton, le case dai colori fosforescenti del quartiere malese di Bo-Kaap, i lunghi frangiflutti del porto, il vivaio di grattacieli concentrati nel Golden Acre, cuore della città moderna, le inattese architetture degli edifici dagli stili più diversi: dal Neoclassico al Vittoriano, al Gotico.
Capitale del Terzo Millennio
E capirete perché, per avere un'immagine complessiva di Cape Town, per goderne appieno la sua natura e la sua unicità, è molto meglio gustarla dall'alto: su una collina, su un grattacielo, su una terrazza. Una visione panoramica che significa abbracciarla tutta, viverne il ritmo dal passo lento, che invita all'ozio, alla vita di spiaggia, ai riti del cocktail con tramonto. Capitale legislativa e più antico centro urbano del Sudafrica, per questo conosciuta anche come Mother City, oggi si è conquistata una rispettabile posizione fra le città di punta del Terzo Millennio, llanciando mode e tendenze nella musica, nell'arte, nello sport, nel lifestyle, nell'intrattenimento e nella gastronomia.
Lusso stellato con vista su Robben Island
Se i panorami mozzafiato a 360 gradi sono la sua anima più autentica, allora per dormire nulla di meglio dell'avveniristico Westin Grand Cape Town Arabella Quays: 19 piani di acciaio, cristallo e vetro. Dove ognuna delle modernissime 483 stanze ha un'intera parete di vetro sospesa sulla città. All'ultimo piano, la spa Arabella ha una piscina a sfioro sul nulla, con una grande vetrata che dà la sensazione di essere proiettati nel cielo. E il ristorante, con il meglio delle specialità sudafricane firmate dallo chef Grant Cullingworth, permette all'occhio di spazia da Table Mountain fino a Robben Island, isola penitenziario in mezzo alla baia dove Nelson Mandela fu imprigionato per 27 anni.
Vecchio, nuovo e tanto hip hop
Funky è invece l'unica parola che definisce il Protea Fire & Ice, un hotel con vista sul City Bowl, cioè il catino, nome che, per la sua forma conica, viene dato al centro città. Gli interni con colori acidi, dal sapore hip hop, e gli accostamenti azzardati di stili, con spazi e vetrate che si compenetrano, sembrano il simbolo del Sudafrica di oggi, cosmopolita e d'avanguardia. Privacy assoluta la garantisce il Kensington Place, boutique hotel ai piedi di Table Mountain. Solo otto le sue camere, un miscuglio di stile contemporaneo africano ed europeo, ognuna con veranda panoramica. Infine, il tramonto. Per goderlo al meglio il luogo giusto è il Lagoon Beach. Avveniristico albergo dal design essenziale, è l'unico della città a trovarsi sulla spiaggia, a Milnerton. E a offrire la migliore vista di Cape Town affacciata sull'oceano con le montagne alle spalle.
Curry di pecora e risotto d'aragosta
Nulla però è spettacolare come la cucina di Città del Capo. Sia per i numerosissimi ristoranti vista mare, sulla spiaggia, o in alto, in qualche grattacielo. Sia per le ardite sperimentazioni e combinazioni che riflettono la molteplicità etnica e culturale del paese. Qui si dice che i sogni della politica sudafricana si sono realizzati nella cucina cittadina. Dove la convivenza pacifica di influenze africane, europee e asiatiche ha dato origine a una gastronomia poliglotta. Come Noon Gun che serve mutton curry (un curry di pecora) e bobotie (una torta di carne macinata), piatti tradizionali malesi, su una vertiginosa veranda, appesa sul fianco di una collina. O come Tank, nell'elegante Cape Quarter. Alla luce di lampade a forma di microbo, con i pesci che nuotano in un immenso acquario d'acqua di mare, Arata Koga, lo chef giapponese, impassibile, dialoga solo con i coltelli e le sue dita. Fuoriclasse del pesce crudo, in occasione dell'ultimo campionato mondiale di sushi si è piazzato al settimo posto. La qualità è davvero eccellente. Indimenticabili il Californian New Wave e il Seared Tuna.
Mamma Sudafrica
Chi vuole osare, e gustare le specialità africane, deve sperimentare la cucina di Mama Africa. Nel menu, coccodrillo fritto, costata di kudu, filetto di gazzella. Oppure quella di Africa Café, che vanta una terrazza vista baia e sale dai nomi come Gambia, Zululand, Marocco. A raccontare il Continente Nero, pitture murali, collage, quadri, e 16 diversi piatti, dal pollo al mango sudafricano, agli spinaci congolesi, all'antilope con mostarda. L'alta cucina si chiama invece Jardine. Proprietario del ristorante, nonché chef, George Jardine, un giovane scozzese che ha mescolato con arte i prodotti locali alla fusion europea. Lui è un po' brusco, a volte antipatico. Ma il suo risotto con aragosta è sublime.
Fronte del porto
Panoramico è l'unico modo per descrivere anche il Victoria and Alfred Waterfront, l'area più antica del porto, che risale al 1860. Sottoposto nel 1990 a uno straordinario restauro, è diventato una mecca dello shopping. Certo turistico, ma sempre divertente. Lungo la banchina sono ormeggiati grandi yacht privati e pescherecci. Al suo interno, sotto l'avveniristica ed elegante struttura in acciaio e vetro del Victoria Wharf, si trovano 240 negozi, più di 70 ristoranti, 8 pub, 18 cinema, l'Acquario e il Museo Marittimo, oltre a sette alberghi tra cui lo scenografico cinquestelle Table Bay, considerato il migliore hotel d'Africa. Fermatevi per l'aperitivo al Pool Bar, che vanta una splendida vista sulla baia. Sorseggiando un bicchiere di vino o di Mitchell's, la leggera birra sudafricana. Da qui magari potreste avvistare la goletta fantasma…
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