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I misteri dello Yucatán subacqueo

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I misteri dello Yucatán subacqueo

Un'immagine del cenote Dos Ojos
Un'immagine del cenote Dos Ojos

Un'enorme lastra calcarea poggiata sull'acqua. E, sotto il terreno, una ragnatela segreta di fiumi e sorgenti, grotte e canali che appare solo quando crolla la volta delle grotte creando i cenotes, sorta di crateri o giganteschi pozzi colmi d'acqua. Ecco cos'è lo Yucatán, terra di segreti liquidi nascosti tra la fitta vegetazione tropicale. È tuffandosi in questi laghetti d'acqua dolce che si aprono nella foresta che si può accedere a un mondo di paesaggi straordinari: ampie grotte ornate da stalattiti e stalagmiti, stretti cunicoli, lunghi fiumi sotterranei. L'acqua chiarissima, le temperature comprese fra i 23° e 26 °C e le profondità mediamente non superiori ai 18 metri consentono lunghe immersioni. Le discese sono semplici, ma è bene avventurarsi sott'acqua solo accompagnati da una guida: in questo labirinto perdere l'orientamento può rivelarsi fatale.

LA VIA DEI LAMANTINI
I cenotes più famosi sono Mayan Blue, Naharon, Carwash, Grand Cenote, Temple of Doom, Dos Ojos, Ponderos, ma il sistema è lontano dall'essere completamente conosciuto: a 30 anni dall'inizio dell'esplorazione, si continuano a scoprire canali e passaggi che collegano un sistema all'altro e li mettono in comunicazione con il mare, come testimoniano i lamantini del cenote Manatee, liberi di muoversi attraverso cunicoli solo a loro conosciuti verso il mar caraibico. L'origine dei cenotes risale a 150 milioni di anni fa, quando tutta la penisola dello Yucatán era un immenso giardino di corallo: generazioni di madrepore e di alghe si succedettero sul fondo del mare, formando uno spesso strato calcareo. Più volte le forze della Terra trascinarono questo giardino sopra il livello del mare: penetrando nelle mille fratture, l'acqua piovana incise dall'interno il tenero calcare, dando vita al vasto sistema di fiumi sotterranei che si possono oggi esplorare. Nel corso dell'ultima Era Glaciale il livello del mare scese di 100 metri sotto il livello attuale e l'acqua piovana, filtrando nelle grotte ormai abbandonate dai fiumi, formò straordinarie stalattiti e stalagmiti. Con la fine dell'Era Glaciale e l'innalzamento del livello dell'acqua, grotte e canali tornarono ad allagarsi. E a formare infine questa sorprendente rete di vie segrete che sono la delizia di tutti i subacquei.

LA BARRIERA CORALLINA
Per immersioni più tradizionali in mare, lungo reef e pareti profonde, merita dirigersi a Cozumel, una delle più popolari destinazioni del turismo subacqueo caraibico, dove l'acqua limpidissima (una media di 30-40 metri di visibilità) e la corrente costante creano l'ambiente ideale per le immersioni. Le discese si effettuano lasciandosi trasportare dalla corrente lungo la parete ininterrotta che corre lungo il versante occidentale dell'isola e che rappresenta l'estremità settentrionale di una barriera corallina che corre fino all'Honduras: è il Great Western Barrier Reef, la seconda barriera madreporica del mondo per lunghezza. Palancar, Santa Rosa e Colombia sono le mete più rinomate: ciascuna offre una dozzina di punti diversi dove scendere per osservare spugne di tutte le varietà e colori.

ALLA SCOPERTA DEI RELITTI
Per gli amanti dei relitti c'è invece Isla Mujeres, vicino a Cancún, dove, per proteggere la barriera corallina, la direzione del parco marino ha realizzato un "parco di relitti" tutt'intorno all'area protetta, riducendo così l'impatto sulle barriere naturali. Due i dragamine da eplorare, il C-58 Anaya e il C-55 Juan de la Barrera, lunghe circa sessanta metri e larghe dieci, 1000 tonnellate di dislocamento ciascuna, affondate nel 2000 a una profondità di 25 metri. I relitti sono frequentati da barracuda e pesci di barriera e, nei suoi anfratti, si nascondono una miriade di aragoste e murene. Da giugno a settembre, infine, a Isla Holbox è possibile osservare gli squali balena. E nuotare con loro.

Per saperne di più e per organizzare il vostro viaggio consultate la pagina degli indirizzi

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