La dépendance gastronomica della capitale. O, meglio, un'enclave del gusto, con piccoli bistrot e brasserie, dove i clienti sembrano usciti da un film di Jacques Tati. Quella dei département di Eure, Orne, Calvados è una Normandia "minore", molto amata dai parigini doc, che vengono qui il fine settimana a caccia di emozioni gourmand a prezzi abbordabili. Fate come loro, e preparatevi a guidare con calma, lentamente. Tanto qui le strade sono senza traffico e percorrono terre morbide, coltivate a colza, lino e alberi di mele. A volte s'inoltrano in boschi fittissimi che poi si aprono in piccoli villaggi, con le case dal tetto spiovente e le pareti sorrette da scheletri di legno e fango, secondo la tecnica del colombage.
IL CANARD CON LE PERE
Si arriva così a Evreux, dove nel centro storico si aprono le vetrine de La Gazette, locale dal décor raffinato che ha mantenuto appese alle pareti storiche edizioni di giornali sportivi. Christophe, direttore di sala in divisa grigia, accompagna gli ospiti al tavolo e, in attesa del menu, li coccola con un calice di poiré, aperitivo a base di pere. Si sorseggia lentamente, per provare il trou normand, quel lieve senso di vuoto che predispone all'appetito. Solo a questo punto interviene lo chef Xavier Buzieux, grembiule rigato e scarpe da tennis. Il suo menu – «contemporaneo come i nuovi arredi del locale», lo definisce lui – è un matrimonio felice tra dolce e salato, come il foie gras de canard fatto rosolare a fuoco vivacissimo e irrorato con salsa di mele.
Scalda il cuore e il palato anche Franck Quinton, chef del Manoir du Lys, ristorante perso nel bosco a pochi chilometri da Bagnoles-de-l'Orne, bellissima località di vacanza con acqua termale, alberi che si specchiano nel lago e un quartiere liberty che sembra uscito da una cartolina di fine secolo. Franck, da giovane, voleva fare il fotografo, ma i quattro nonni salumieri e la scuola Joël Robuchon gli hanno fatto cambiare idea. Ed è andata bene così: si è conquistato una stella Michelin sul campo, per una cucina ispirata ai contrasti, che mescola formaggi di capra e mele cotte, salse al caramello e pesce al forno. Potete cenare nella bella sala ristorante, ma se volete qualcosa di più particolare prenotate lo spazio che lo chef ha ricavato direttamente in cucina. Un bancone di acciaio, da due a sei persone, pensato proprio per chi vuole seguire in diretta la preparazione dei piatti, chiacchierando con il cuoco tra una portata e l'altra. La famiglia Quinton ha aperto da pochi mesi anche Ô Gayot, albergo nel centro storico di Bagnoles-de-l'Orne, con bar, boutique gastronomica e ristorante in cui lo stesso Franck firma un menu più snello, e a prezzi contenuti, per far degustare anche ai più giovani delikatessen come l'emulsione di Camembert con olive e pere.
Formaggi, mele, foie gras tornano come un mantra anche intorno all'Hotel de la Renaissance, di Argentan, avamposto per visitare l'Haras du Pin, ovvero la Versailles del cavallo, il più famoso tra gli allevamenti francesi, creato nel 1715, con tanto di castello e scuderie di pietra. Arnaud Viel, brillante esponente della catena dei Jeunes Restaurateurs d'Europe, accoglie gli ospiti in un pugno di camere e li rifocilla con un menu a cinque sensi che spazia dalla carne al pesce, tutto selezionato da produttori locali, come la fattoria Chevalier per i maiali o la Delaunay per il piccione. Sembrano normali le definizioni sulla carta: filetto di bue di Normandia, ventresca di tonno, sella di agnello, petto di piccione, poi ci si accorge che il piccione viaggia accompagnato da bonbon di albicocca al formaggio di capra, il tonno si adagia voluttuosamente in una marmellata leggera di fiori di zucca e il foie gras si esalta con una salsa di rabarbaro fondente.
A una decina di minuti da Argentan, percorrendo una strada che sembra perdersi in una foresta verdissima, si arriva invece al Pavillon de Gouffern, a Silly-en-Gouffern. L'edificio risale al 1787, quando era un'antica residenza di caccia. Anche qui poche camere, perfette per un soggiorno romantico, e un ristorante con vetrate completamente proiettate nel verde. Nella bella stagione si mangia all'aperto, sotto grandi ombrelloni bianchi, oppure ai bordi della piscina. È piacevole fare una passeggiata a piedi nei sentieri che s'inoltrano nella foresta e poi rientrare in una delle sale per rilassarsi in attesa della cena. Alla sera il parco secolare viene illuminato in modo suggestivo. Per questo vale la pena di prenotare i tavoli più vicini alle vetrate. Mentre si sta seduti su comodi divani o avvolgenti poltroncine di velluto rosso, arriva il menu, pensato dallo chef Eric Le Jeune. Una volta all'anno segue uno stage con Alain Ducasse, a Parigi, cosa che dona ai suoi piatti, come il salmone al lardo o la quaglia in fonduta di sedano, originalità nella tradizione. Ma ci sono anche tocchi esotici come i rolls di tonno sushi style e l'ombrina arrosto con riso selvaggio e curry.
SOLO PER POCHI
Se dal verde foresta si passa al grigio pietra del villaggio di Vernon, il risultato gastronomico non cambia. Ma i coperti sì. Al Les Fleurs, regno di Bernard Lefèbvre, è d'obbliogo prenotare. Non perché qui siamo a 40 minuti da Parigi, e le voci corrono, ma perché il cuoco sostiene fermamente il numero chiuso. Il locale ha tre sale su due livelli, tavoli ben apparecchiati e piatti di vetro a forma di tavolozza. Ogni giorno Lefèbvre fa la spesa e decide quali e quanti piatti preparare. Entrano solo 40 persone. Agli altri è gentilmente chiesto di ritornare o viene consigliato (con leggera condiscendenza tutta francese) un altro indirizzo. Lui, intanto manda in tavola foie gras, pesci con le erbe, arrosti in salsa di mele e un carrello di formaggi che da solo vale ampiamente il viaggio. Sono prodotti con il latte di mucche e di capre che pascolano tranquillamente tra colline verdi e frutteti. L'immagine classica e rassicurante della Normandia. A solo una corsa in auto dalla Tour Eiffel.
Per saperne di più e per organizzare il vostro viaggio consultate la pagina degli indirizzi
Sapori di Normandia, tutti gli indirizzi
Tartufo e foie gras: in Aquitania sulle tracce di Cyrano
Provenza, il profumo del Luberon
© Riproduzione riservata