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In Italia è donna
solo un’impresa su sei

Con la guida al femminile si assiste a un effetto moltiplicatore della presenza delle donne a ogni livello organizzativo. Cresce l’attenzione al work-life balance: il 68% delle imprese ha attivato strategie di conciliazione vita/lavoro, con una punta del 76% a Nord-Est.

Una su sei, pari al 16% del totale: sono le piccole e medie imprese guidate da una donna in Italia. La percentuale, tuttavia, cresce fino al 21% nelle aziende tra 20 e 49 addetti. Tra le mura delle società sotto i 50 dipendenti emerge anche un’altra evidenza: ben in un caso su tre le imprenditrici sono anche coloro che hanno dato vita all’azienda stessa.

A dirlo è il Market Watch PMI, con una survey realizzata dall’Ufficio Studi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research, che ha coinvolto tra gennaio e febbraio 2021 un campione rappresentativo di oltre 600 imprese italiane.

L’occupazione e il management

Ma quando non guidano l’impresa, qual è il ruolo delle donne nelle PMI? La parità con gli uomini è quasi raggiunta quando si tratta di funzioni impiegatizie, mentre le operaie sono il 22% del totale e tra i quadri solo il 14% è donna.

Diverso il discorso per la dirigenza, dove complessivamente solo in un caso su cinque la posizione è ricoperta da una figura femminile. I settori dove più frequentemente le si incontrano sono la manifattura, le costruzioni e la moda. A questo proposito è tuttavia significativo il fatto che quando a capo dell’azienda vi sia un’imprenditrice, si assiste a una sorta di effetto moltiplicatore. In cifre: con la guida al femminile, le dirigenti donne arrivano al 59%, con la guida al maschile le donne ai vertici rimangono ferme al 12%. Ma, più in generale, la dinamica riguarda l’intera popolazione aziendale: se l’azienda è stata fondata ed è retta da un’imprenditrice, l’occupazione femminile è più alta e pervasiva rispetto al totale del campione.

La presenza del top management al femminile è statica nel tempo. Stando al campione intervistato, dal 2015 al 2020, solo l’11% delle imprese ha aumentato la numerosità delle dirigenti donne in azienda. La percentuale tuttavia raddoppia ed è pari al 22% se si considerano solo le risposte delle imprese di medie dimensioni (oltre 50 addetti). Le prospettive nel prossimo biennio non migliorano: solo il 6% del totale imprese prevede infatti di assumere donne a livello apicale. La stima di nuove assunzioni al femminile in posizioni dirigenziali delle medie imprese invece raggiunge il 13%.

Gender equality e work-life balance

Le politiche a sostegno dell’equità di genere non sembrano attecchire nelle PMI italiane: solo il 15% prevede infatti azioni e interventi in questo senso, lo strumento preferito in questi casi è il mentoring che coinvolge due imprese su tre.

Migliore l’attenzione al work-life balance: il 68% delle imprese ha attivato strategie di conciliazione tra i ritmi di lavoro e la vita privata, con una punta del 76% nel Nord-Est. L’approccio di well-being più utilizzato prevede la concessione di flessibilità di orario, seguono il sostegno alla maternità e l’utilizzo dello smart working (non legato alle attuali condizioni di emergenza).

Quando una donna guida l’azienda: ecco due casi

Le donne non sembrano quindi ancora ricoprire un ruolo significativo all’interno del tessuto imprenditoriale italiano ma, laddove sono presenti, cambiano il volto dell’azienda e sono capaci di incrementare la percentuale di partecipazione femminile al mondo del lavoro, sia nelle posizioni dirigenziali sia, più in generale, in tutte le figure professionali coinvolte.

È il caso di Angela Piantoni, della Elvas di Colere (BG): un passato da atleta, anche come maestra di sci, che ha trasferito la sua tenacia anche nella gestione dell’azienda, specializzata nella realizzazione di tabelloni elettronici per lo sport e schede elettroniche.

Piantoni, da 24 anni in Elvas e da 13 al vertice ha ricevuto la fiducia dei soci che l’hanno eletta amministratrice. Costituita sotto forma di società cooperativa, l’azienda ha 24 dipendenti di cui 16 donne e, pur nel contesto non positivo del 2020, mantiene le posizioni di mercato. Non appena la crisi da Covid-19 sarà superata, si prevede che anche gli investimenti nel settore sportivo torneranno a riprendere con i ritmi precedenti.

In provincia di Perugia, Alberta Pierini è dal 2019 a capo di un’altra azienda, la “Contessa 3C”: 39 dipendenti, di cui solo 6 uomini, produce capi di moda per conto di importanti brand nazionali e internazionali. Dopo tanti anni in azienda non ha avuto paura di prendere il timone quando ve ne è stata la possibilità e, nonostante il periodo difficile, sta manovrando la società nella crisi con buone prospettive per il futuro. La responsabilità sociale è tanta: la sua azienda dà lavoro e produce reddito per tante famiglie che risiedono nel piccolo paese dove lei stessa abita ed è cresciuta.

Le imprese al femminile dunque stanno affrontando con tenacia questa congiuntura economica avversa, dimostrando visione e grande attenzione alla tenuta sociale dei territori. Le piccole e medie imprenditrici sentono anche la necessità di una rete di servizi per conciliare le esigenze professionali e quelle personali, in primis facilitando la flessibilità e il benessere al lavoro come a casa.


Il report

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WP_BancaIfis_03-Marzo2021

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