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Competenze digitali: la formazione accelera la transizione 4.0

Le PMI guardano alle risorse del Pnrr come opportunità per superare il mismatching tra domanda e offerta di lavoro, tra riqualificazione manageriale, reskilling dei dipendenti e riforma degli ITS

Per dispiegare appieno le potenzialità degli oltre 13 miliardi di euro che il Piano nazionale di ripartenza e resilienza destina alla Transizione 4.0 è necessario che il sistema produttivo disponga di risorse umane competenti e in grado di utilizzare al meglio le nuove tecnologie. Lo sa bene il governo, che ha destinato alla formazione una fetta importante dei fondi stanziati.

Una delle tre tipologie di credito di imposta finanziate sarà infatti riservato alle aziende che scelgono di investire sulla formazione professionale. Il piano prevede anche l’elaborazione di un modello di riqualificazione manageriale sui temi del digitale focalizzato sulle PMI. Verranno inoltre sperimentati programmi di training ad hoc per i dipendenti in cassa integrazione, incentivati tramite il taglio temporaneo del cuneo fiscale.

All’upskilling e al reskilling dei lavoratori disoccupati sarà dedicata anche una parte dei 4,4 miliardi di euro che il Pnrr ha allocato nel capitolo delle politiche attive per il lavoro. Un elemento importante nel contrasto al mismatching tra domanda e offerta di lavoro, fenomeno che impedisce alle aziende di reperire risorse umane dotate delle competenze richieste, e dunque di crescere. A questo scopo serviranno anche i 600 milioni stanziati per lo sviluppo del sistema duale, il cosiddetto learning on the job, modalità che permette di erogare formazione direttamente sul posto di lavoro.

Ai dipendenti è destinato anche lo stanziamento integrativo del Fondo nuove competenze pari a 1 miliardo di euro. Per venire incontro alle esigenze delle aziende, le ore trascorse dai lavoratori in formazione non saranno più a carico del datore di lavoro, che dovrà sostenere esclusivamente i costi legati ai docenti e alle aule.

L’esigenza di accelerare sulla formazione è pienamente condivisa dalle piccole e medie imprese che considerano gli investimenti in formazione come parte integrante del welfare aziendale. Lo conferma la sesta edizione del Rapporto Welfare Index PMI 2021, secondo il quale, tolto l’accesso ai servizi diagnostici, la formazione a distanza è stata l’attività implementata dalla quota più significativa delle imprese (39%) per sostenere i propri collaboratori durante i mesi più difficili della pandemia. Il report stabilisce un nesso diretto tra welfare, che comprende la formazione, e crescita aziendale: ben il 54,8% delle piccole e medie imprese che ha potenziato i propri piani welfare ha infatti registrato anche un aumento della produttività.

La formazione delle figure già presenti all’interno delle aziende rimane fondamentale ma è altrettanto cruciale garantire l’ingresso nel mondo del lavoro di persone già pronte ad affrontare le nuove sfide poste dal mercato. E gli Istituti tecnici superiori (ITS) possono essere i soggetti ideali per favorire l’incontro tra studenti e PMI. Un’istanza, quest’ultima, che è stata sollevata da Confartigianato in una recente audizione di fronte alla Commissione Istruzione pubblica del Senato, nell’ambito della discussione del disegno di legge di riforma del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore.

Confartigianato ha sottolineato come sia necessario favorire la partecipazione delle organizzazioni di rappresentanza delle PMI all’interno delle fondazioni ITS, così come introdurre incentivi specifici finalizzati ad equiparare l’apprendistato di terzo livello a quello di primo livello, in ottica di stimolo all’occupazione. Tra gli obiettivi della riforma del sistema degli ITS c’è anche quello di raddoppiare i poco più di 5mila diplomati che ogni anno concludono questo percorso formativo.

Allineare i percorsi formativi degli studenti alle esigenze del mercato, potenziare l’acquisizione di nuove competenze tra i lavoratori e reincludere le risorse umane espulse dal mondo del lavoro sono passaggi fondamentali per migliorare la competitività del sistema produttivo italiano in un mercato globale dove le tecnologie digitali sono sempre più importanti.

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