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ONE MOMENT CAN CHANGE THE GAME

IL CALCIO FEMMINILE, UNA LEVA PER LA CRESCITA SOCIALE

Negli Stati Uniti già dagli anni Settanta si è scoperta la connessione tra l’attività fisica e il benessere psicologico. Secondo la comunità medica internazionale, praticare sport agisce positivamente sull’umore, rilassando e riducendo gli stati d’ansia. Da una parte perchè, ad esempio, focalizzarsi su un obiettivo e una prestazione di tipo fisica, ha un potere distraente maggiore rispetto ad altre modalità di tipo più intellettuale. Dall’altra sappiamo che a livello biologico l’esercizio fisico porta al rilascio di β-endorfine, sostanze che agiscono sul sistema nervoso come sollievo, realizzando uno stato emotivo di leggerezza molto simile alla felicità.

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Dovrebbero bastare queste poche righe a far venire voglia subito di alzarsi dalla sedia quel 39,1% della popolazione definita sedentaria dal rapporto Istat 2017 sulla pratica sportiva in Italia. Infatti secondo il rapporto solo il 24,4% della popolazione pratica sport con continuità, il 9,8% saltuariamente. Di questa percentuale di praticanti, il 29,5% sono uomini e il 19,6% sono donne. La buona notizia è che la pratica dello sport è massima tra i ragazzi di 11-14 anni: siamo al 70,3%.

Se poi ci si vuole interrogare su quali sport siano i più diffusi, ci si scontra con i classici stereotipi di genere che si incontrano in quest’ambito: il 38,5% dei maschi gioca a calcio, mentre il 38,7% delle femmine pratica ginnastica, aerobica o altre tipologie di fitness più generiche. Per rendersi conto della profondità di questo gap di genere bisogna andare a cercare il dato percentuale di femmine che giocano a calcio: 1,2%.

Mentre la nazionale femminile di calcio italiana ha appena concluso la propria avventura mondiale, vale la pena interrogarsi su questo dato. Il calcio femminile è nato all’inizio del Novecento, ma solo negli ultimi vent’anni si è cominciato ad allontanare da una dimensione dilettantistica per puntare al professionismo, attirando interesse, pubblico e sponsor. Negli Stati Uniti, in Brasile, in Nord Europa, è un movimento più solido che qui da noi, dove ancora fatica molto a sostenersi da solo. Motivo per cui è anche difficile per la bambine e le ragazze che vogliono avvicinarsi a questa disciplina trovare una dimensione per praticarla. Per questo i Mondiali in Francia rappresentano un’opportunità unica per far guadagnare popolarità a questo sport e alle sue protagoniste, che peraltro si stanno dimostrando assolutamente all’altezza del clamore che stanno suscitando.

Da Sara Gama, triestina di madre italiana e padre congolese, a Laura Giuliani, che dopo aver passato gran parte della sua carriera in Germania è stata riportata in Italia dalla Juventus nel 2017. Da Barbara Bonansea, una delle italiane che ha vinto più trofei, ad Aurora Galli, che ha iniziato a giocare in una squadra maschile lombarda all’età di 4 anni. Sono tutti esempi positivi di come la tenacia e la passione possano essere una motivazione abbastanza forte per superare i pregiudizi che vogliono il calcio come uno sport prettamente maschile. Perchè di passione soprattutto si tratta, se consideriamo che le prospettive professionistiche e di guadagno sono veramente basse. Ma è grazie a queste ragazze che oggi si sta muovendo qualcosa e i campionati di calcio femminile di serie A e di serie B sono tornati sotto l’egida della Figc.

Passione e tenacia ancora sono le spinte che permettono a queste ragazze di confrontarsi con i colleghi maschi sul campo, quando muovono i primi passi (o i primi calci) in questo sport: in Italia infatti è difficile trovare squadre di calcio femminile per bambine, e quando una bambina manifesta il desiderio di calciare una palla è con i compagni maschi che inizia a farlo. Superando immediatamente le barriere di genere ancora così forti in questo ambiente. A tutti gli effetti benefici dello sport, nel calcio femminile si aggiunge dunque questo: la possibilità di sperimentare quel gioco di squadra, anche con i maschi, così importante per realizzare la possibilità di una società più equa e immune alle diversità di genere.

Visa è accanto alle donne di tutte le squadre come sponsor del FIFA Women’s World Cuptm che si terrà in Francia dal 7 giugno al 7 luglio. Per sostenere le donne che con lo sport contribuiscono a dar vita a dei role model positivi per le nuove generazioni

La finanza personale e le donne

 

LA FINANZA PERSONALE E LE DONNE: IMPARARE DA UNA “FEARLESS GIRL”

Nel 2018 uno studio di PIMCO ha reso noto che negli Stati Uniti per la prima volta le donne hanno superato gli uomini nella gestione della finanza personale, arrivando a controllare il 51% della ricchezza privata. Nello stesso anno uno studio McKinsey fa emergere che le donne americane costituiscono il 47% della forza lavoro e sono responsabili dell'avvio del 41% di nuove imprese.

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Le strade per l’empowerment femminile

 

LE STRADE PER L’EMPOWERMENT FEMMINILE

Nel 1946 Simone De Beauvoir scriveva: “Donne non si nasce, si diventa”. In questa frase è riassunto il senso di ciò che si intende per empowerment femminile. Nascere donna significa essere inquadrate in dei presupposti culturali di cui è necessario liberarsi per raggiungere un livello più profondo di consapevolezza, partecipazione, condivisione delle responsabilità.

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L’imprenditorialità al femminile in italia

 

L’IMPRENDITORIALITÀ AL FEMMINILE IN ITALIA

Continua a crescere il numero di imprese femminili: nel 2018 erano 6mila in più rispetto all’anno precedente e confrontando il dato con il valore di cinque anni fa sono aumentate del 2,7%. È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Unioncamere, che ha censito in Italia più di un milione e 300mila aziende con a capo una donna, rappresentando circa un quarto del totale.

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