L'Argentina è uno dei principali mercati dell'America Latina con un'economia caratterizzata dalla presenza di ingenti risorse naturali e dal loro sfruttamento, che ne fanno una delle nazioni leader su scala mondiale nei settori dell'industria agricola e zootecnica e, più in generale, del settore food and beverage. Negli ultimi anni, inoltre, vi sono state una serie di politiche governative volte allo sviluppo del settore delle attività estrattive, della biotecnologia e dei biocarburanti.
La situazione economica complessiva del Paese appare ancora non del tutto stabile. Sebbene negli anni dal 2003 al 2011 si siano registrati tassi di crescita molto elevati (media tra il 7 e l'8 per cento annuo), a partire dal 2012 vi è stato un forte rallentamento e il tasso di crescita del PIL si è attestato sugli attuali 0,4 percento del 2014 e 0,9 per cento del 2015. L'Argentina soffre, peraltro, di un tasso di crescita dell'inflazione a due cifre che organismi d'analisi indipendenti hanno stimato intorno al 30 per cento nel 2015.
Si deve peraltro tenere in considerazione che, storicamente, l'Argentina si è sempre mostrata poco propensa a facilitare gli investimenti esteri tanto che secondo un recente studio risulta occupare il 121° posto su 189 nel ranking delle nazioni in cui è più facile fare business a livello internazionale (vd. il World Bank Report 2016). A conferma di ciò, si consideri, inoltre, che l'Argentina ha un network di convenzioni per evitare la doppia imposizione decisamente scarno, avendone siglato solamente 17 (tra le quali è compresa anche quella con l'Italia).
Cionondimeno, giova segnalare che proprio di recente vi sono stati degli importanti interventi volti alla liberalizzazione del mercato alla facilitazione all'ingresso degli investitori esteri. Lo scorso 16 dicembre 2015, in particolare, il nuovo governo argentino ha provveduto ad allentare il regime di controllo sugli scambi esteri che limita il trasferimento di fondi da e verso l'Argentina (es. il periodo minimo per detenere fondi in Argentina è stato ridotto da 365 a 120 giorni).
Tale disposizione si va ad aggiungere alla possibilità di poter detenere il controllo totalitario di una sociedad anonima (“S.A.”, corrispondente argentino della nostra S.p.A.); possibilità esclusa prima del 1° agosto 2015. Tale disposizione, come detto, trova applicazione nei soli confronti delle SA e non anche delle sociedad de responsabilidad limitada (“S.R.L.”, corrispondente argentino della nostra S.p.A.), nei confronti delle quali continua a persistere la necessità di avere almeno due soci, con un limite massimo possesso di una partecipazione al capitale sociale della società pari al 95 per cento.
Per quanto riguarda gli aspetti di natura fiscale, merita notare come l'imposizione sul reddito prodotto dalle società di capitali e dalla stabili organizzazioni di soggetti esteri residenti o localizzate in Argentina, sia tendenzialmente elevata, applicandosi un'aliquota pari al 35 per cento. In caso di ottenimento di perdite fiscali, queste ultime possono essere riportate in avanti per un periodo massimo di cinque anni e utilizzate per intero. Con riferimento alle perdite fiscali, vige peraltro una disciplina speciale in base alla quale le perdite realizzate a fronte di talune tipologie di operazioni (es. la cessione di partecipazioni o di strumenti finanziari derivati) possono essere compensate solo con redditi dello stesso tipo.
A presidio del sistema tributario argentino vi sono anche diverse norme di natura antielusiva quali – nel sistema dell'imposizione diretta – la thin-capitalization rule (con un livello di indebitamento che non può eccedere il rapporto di 2:1 rispetto all'equity) e una norma anti elusiva di carattere generale. Vi è, inoltre, un'apposita disciplina sui prezzi di trasferimento che, salvo specifiche regole applicabili a ben determinate transazioni aventi ad oggetto “commodity”, è piuttosto conforme alle direttive OCSE. Non è, invece, prevista la possibilità di concludere advance price agreement “APA” con l'Amministrazione finanziaria locale.
Con riferimento alle altre imposte, merita notare come l'Argentina adotti un'imposta sul valore aggiunto propria la cui aliquota standard è pari al 21 per cento con incremento o riduzione rispettivamente al 27 e al 10,5 per cento per talune tipologie di beni e servizi. Sulle società trova, per di più, applicazione una imposta patrimoniale pari all'1 per cento del valore di tutti gli asset detenuti da una società argentina nel mondo (comprese le partecipazioni in altre imprese escluse quelle residenti in Argentina).
Con specifico riferimento alle imposte e dazi doganali all'esportazione, merita evidenziare come il nuovo Governo – a partire dal 17 dicembre 2015 – abbia eliminato del tutto i dazi doganali in uscita relativi ai principali prodotti agricoli prodotti ed esportati da produttori argentini.
Sempre con finalità di incentivo e attrazione degli investitori esteri, nel Paese – segnatamente nelle province San Luis, Buenos Aires, Córdoba, Mendoza, La Pampa, Chubut, Misiones, Tucumán e Salta – sono presenti specifiche zone franche che offrono regimi doganali e IVA particolarmente favorevoli. Tra le vari free-trade-zones merita una menzione particolare il regime fiscale e doganale previsto nella provincia della Tierra del Fuego che offre particolari benefici fiscali alle persone fisiche e giuridiche che ivi conducono attività economiche, quali – tra le altre – l'abbattimento del reddito imponibile ai fini dell'imposizione sul reddito; l'esenzione dall'applicazione dell'IVA e dall'applicazione dei dazi doganali in entrata e in uscita.
Da ultimo, giova evidenziare come in Argentina siano attualmente in vigore una serie di politiche volte ad incentivare, anche per il tramite di misure fiscali, l'industria estrattiva (vd. “Ley de Actividad Minera”) e quelle operanti nei settori della biotecnologia (vd. “Ley de Promoción del Desarrollo y Producción de la Biotecnología Moderna”), del biocarburante (vd. “Ley de Biocombustibles”) e dei prodotti software (vd. “Ley de Promoción de la Industria del Software”).
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