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L'incertezza rende il Giro interessante e Cadel Evans lo impreziosisce

Mai come quest'anno è difficile individuare un favorito al di sopra di tutti nella corsa alla vittoria finale del 97° Giro d'Italia che scatta oggi da Belfast con una cronometro a squadre di 21,7 chilometri a cui seguiranno altre due tappe in terra irlandese prima di tornare sul continente e ripartire dalla Puglia.

Sarà, quindi, un Giro molto aperto anche perché dalla lista dei partecipanti mancano tanti big del ciclismo internazionale. Vale una curiosità: il numero uno sulla schiena (per tradizione al vincitore dell'ultima edizione) quest'anno è stato attribuito a Michele Scarponi che guida l'Astana "orfana" di Vincenzo Nibali. Il corridore siciliano ha, infatti, preferito tentare l'avventura francese.

Non è facile individuare i superfavoriti. D'altra parte il pronostico è reso ancora più incerto se guardiamo ai risultati (o piuttosto ai non risultati) dei possibili protagonisti nelle corse di avvicinamento all'appuntamento rosa. Poco sappiamo della condizione di uno dei principali "papabili", il colombiano Nairo Alexander Quintana della Movistar rimasto in Sud America nella fase primaverile della stagione ciclistica. Lo spagnolo Joaquin Rodriguez (leader della Katusha) nelle ultime settimane non ha praticamente corso come pure non si è finora segnalato l'altro colombiano Rigoberto Uran dell'Omega Pharma.
Mi è sembrato più lineare il percorso del "vecchio" Cadel Evans che, contrariamente all'anno scorso, quando si è presentato quasi a sorpresa al Giro ed è riuscito a salire sul podio alla bella età di 36 anni, si è preparato con la grande dedizione e accuratezza: una progressione culminata con la vittoria al Giro del Trentino tradizionale corsa a tappe "apripista" del Giro. Mi arrivano notizie che l'australiano sia in ottima condizione e voglia giocare un ruolo da protagonista.

Se non dovrà sopportare i guai fisici che lo hanno perseguitato in altre corse a tappe, potrebbe essere un serio candidato alla vittoria finale. Sul gradino più alto del podio è difficile prevedere Ivan Basso in ritardo di forma oppure Scarponi come escluderei pure altri corridori italiani che non mi sembrano competitivi anche se, in una corsa di tre settimane, possono trovare la condizione lungo la strada e le sorprese sono sempre in agguato. Penso, per esempio, al giovane Fabio Aru dotato di un notevole potenziale non ancora espresso in una dura corsa a tappe; l'anno scorso accompagnò Nibali al successo.
Tutti questi fattori contribuiscono all'incertezza ma anche all'interesse per questa edizione del Giro d'Italia; un'occasione per far emergere qualche nome nuovo nel panorama ciclistico italiano e internazionale.

È chiaro che da tifoso (pur risalendo l'ultima partecipazione della Mapei al lontano 2002 quando Evans perse il Giro a cinque chilometri dall'arrivo dell'ultima salita) mi piacerebbe rivedere l'australiano vincitore o in ruolo da protagonista. A riprova di un corridore di straordinaria pulizia mai compromesso con i "mali" che hanno attraversato il ciclismo negli ultimi 20 anni.

Dunque oggi si parte con una crono a squadre di 21,7 chilometri. Stando a diverse considerazioni tecniche credo che la squadra più accreditata alla vittoria sia l'australiana Orica GreenEdge guidata da Ivan Santaromita, un corridore seguito dal Centro Mapei Sport: sarebbe una bella soddisfazione vedere Ivan indossare la prima maglia rosa. Nel lotto delle favorite oggi anche la Bmc.
Le prime tre tappe irlandesi sono piuttosto insidiose perché di sviluppano su percorsi non facili (strade strette e bagnate) dove sono sempre in agguato cadute e le squadre cercheranno in ogni modo di sfruttare i ventagli per fare selezione.

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