Finanza e Mercati In primo pianoLe donne conquistano più spazio tra i banker
Le donne conquistano più spazio tra i banker
di Lucilla Incorvati | 26 novembre 2013
Quanto conta la differenza di genere nel private banking? Apparentemente nulla perché ciò che conta è l'abilità del professionista nell'attrarre la clientela e nel saperla mantenere. In realtà negli ultimi tempi (e non solo in Italia) sono sempre più numerose le case che privilegiano le professioniste. In Europa metà della ricchezza è detenuta da donne e queste sono sempre più desiderose di interfacciarsi con altre donne. Inoltre, statisticamente le donne hanno dimostrato di riuscire a fidelizzare meglio la clientela.
«In Italia in fase di reclutamento non si fanno differenze tra uomo e donna – dice Marco Mazzoni, a capo di Magstat – ma le case estere sono più aperte nel consentire certi percorsi di carriera che spingono le professioniste a fare molto bene. Non è un caso che in strutture come Credit Suisse o Pictet tra i migliori banker ci siano delle donne». Maria Ameli, Bruna Annibali, Vincenza Belfiore, Patrizia Boso, Federica Bossi, Simona Caligara, Roberta Canclini, Nicoletta Cavaliere, Laura Colombo, Maria Pia D'Angella, Alessandra Losito, Natacha Minniti, Roberta Parodi, Maria Laura Pistacchi, Francesca Speroni, Maria Bruna Vinci, Paola Volponi: sono loro attualmente, secondo l'analisi Magstat, le top private banker in Italia. Recenti stime dicono che attualmente le donne private banker nelle strutture sono in media circa il 25%: in Banca Aletti 84 su 221; in UniCredit 248 su 881; in Mediolanum 25 su 273; in Intesa PB sono il 43,3% (467) le donne operative in ruoli commerciali.
In Ersel la percentuale è del 30% ma nel team c'è la top Maria Ameli. E ancora nella divisione private di Banca Generali sono solo il 15% del totale, ma sono molto rappresentative visto che ci sono profili al top con portafogli anche superiori ai 100 milioni di euro (come Enza Belfiore o Federica Bossi).
Banca Generali ha in cantiere uno pacchetto, fatto di facility e assicurazioni destinate alle donne per facilitare il reclutamento. In Credit Suisse c'è una forte presenza femminile. Le advisor sono oltre il 54% e vi è grande attenzione al tema della diversity e inclusion. In Ubs nell'area mercato si contano 271 risorse di cui 99 donne, delle quali due in ruoli apicali (Paola Volponi) e quattro tra le seconde linee.
Altro team al femminile è in J.P. Morgan PB. Il 40% del team è composto da donne. Tra le più senior ci sono Natacha Minniti, Sarah Catania, Claudia Cattaneo. Ciascuna di loro ha tra i 10 e i 16 anni di esperienza in banca, trascorsi nelle sedi di Milano, Londra e Ginevra. Una percentuale così rilevante è il frutto di una precisa politica di inclusione della componente femminile e dall'esempio carismatico della leader di questo business. La private bank ha infatti messo in campo una serie di iniziative con il preciso scopo di sostenere lo sviluppo dei talenti al femminile, favorirne la mobilità e la crescita professionale e accompagnarle in particolare nei momenti chiave della vita professionale e personale.
C'è la consapevolezza da parte del management che reclutare, trattenere e promuovere una base di talenti ben difersificata è un imperativo dettato dal business e valorizzare il talento femminile è chiaramente parte di questo sforzo. Mai come in questo caso l'esempio vien dall'alto. Il ceo di asset management e private banking è Mary Erdoes (gestisce più 2,2 trillioni di dollari). U.S. Forbes e Fortune l'hanno più volte eletta una delle donne più potenti al mondo e per Bloomberg Markets è il money manager più influente al mondo). La signora ha tre figlie ed è un punto di riferimento per tutte le donne che lavorano in questo settore.
