Bali, gli Emergenti cercano di rianimare il Doha Round
Cina, Brasile, India vogliono rianimare ciò che resta del Wto, almeno a livello di negoziati commerciali tra i Paesi aderenti. Partito il 2 a Bali, in Indonesia, fino al 6, la nona sessione del Round Doha Development Agenda (Dda), bloccato dal 2008. La delegazione italiana è guidata dal viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda. I cosiddetti Paesi emergenti giocheranno tutte le loro carte per portare a casa il massimo del risultato
dalla nostra corrispondente da Pechino Rita Fatiguso
3. Bali round/Il pezzo forte
(Epa)
L'accordo sulla Facilitazione al commercio risulta il pezzo forte, ma il direttore generale del Wto Azevedo non è riuscito a chiudere il testo a Ginevra. Sono ancora molti numerosi i punti aperti nella seconda parte del testo - vista la condizionalità tra implementazione degli impegni da parte dei Pvs e il ricevimento di assistenza tecnica, finanziaria e di capacity building (richiesta da essi per collegare gli impegni della 1° sezione agli aiuti finanziari/tecnici previsti nella 2° sezione e che pone il problema di valutare sia le necessità di assistenza tecnica che la capacità successivamente acquisita dagli stessi Pvs) - ma anche nella prima sezione. Tra questi ultimi la cooperazione doganale e la libertà di transito su strada per i mezzi che consegnano le merci (oggetto di un'annosa diatriba tra gli stati Ue - contrari - e la Turchia che la propone).
Il negoziato sulla facilitazione al commercio, detterà regole in merito a numerose attività doganali utili per fluidificare i traffici commerciali, eliminando così barriere spesso difficili da superare. Le materie sono infatti: operatori autorizzati; tempi per la messa in libera pratica della merce; appello all'amministrazione doganale; obbligatorietà standard internazionali; discipline sanzionatorie e penalità da applicarsi alle violazioni doganali; ispezioni prima dell' imbarco; beni deperibili; pagamenti elettronici; utilizzo obbligatorio di operatori (Customs brokers); libero transito (trasporto, comprese le pipelines); cooperazione doganale. In sostanza si tratta di questioni già ampiamente assorbite nei sistemi doganali dei Paesi industrializzati che però, specialmente per ridurre le barriere e i fenomeni di corruzione, si cerca di far assimilare ai Pvs e ai Pma.
Ecco anche perché lo stesso negoziato ha anche l'obiettivo di fornire a Pvs e Pma le necessarie flessibilità, assistenza tecnica e "capacity building" per dare attuazione ai nuovi impegni nonché di migliorare la collaborazione tra dogane e altre autorità nazionali per facilitare scambi ed operazioni doganali. In sostanza accanto ad una prima parte dell'accordo che riguarda le regole e che interessa noi vi è – quale evidente trade off e condizionalità –una seconda parte che riguarda le risorse per adottare tali regole, che interessa i Paesi in sviluppo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA