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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 17 aprile 2014 alle ore 06:49.
Il mercato è maggioranza in Telecom. Una verità sancita non più solo dai numeri, ma anche dai voti che in assemblea sono andati a convergere sulla lista presentata da Assogestioni con tre soli nomi per board: Lucia Calvosa, David Benelli e Francesca Cornelli. Il 50,28% del 56% del capitale presente (più del 28% del capitale ordinario) - record storico di affluenza - è stato ottenuto grazie a Findim e Asati, che hanno dirottato i propri voti sull'altra lista di minoranza, sacrificando la propria che al massimo sarebbe riuscita a ottenere un solo posto in consiglio. Questo in accordo con il candidato presidente di Findim, il patron di F2i, Vito Gamberale, che ha deciso di sacrificarsi. Sono passati così subito i tre canddiati di Assogestioni, mentre la seconda lista, quella di Telco, ha ottenuto il 45,5% dei consensi, pari al 25,5% del capitale, tre punti in più rispetto al 22,4% detenuto dalla compagine formata da Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo, piazzando in cda come minoranza i primi tre nomi della lista: Giuseppe Recchi, Marco Patuano e Denise Kingsmill. Per arrivare a completare il board a 13 si è proceduto a norma di codice civile, col voto diretto in assemblea e la nomina di tutti gli altri componenti della lista Telco. I fondi a quel punto, avendo votato per la lista Assogestioni, sono usciti dalla sala. Come pure era uscita Findim, dopo la dichiarazione del suo rappresentante legale che aveva proposto uno scambio «onorevole» a Telco: «Noi votiamo per Recchi, voi votate per due dei nostri candidati». Risposta respinta al mittente da Telco che si è votata da sola i suoi candidati. Senza Findim, è passata quasi all'unanimità la nomina alla presidenza del presidente Eni uscente, Giuseppe Recchi, con il 50,28% del capitale presente.
L'assemblea degli addii - l'ultimo board targato Telco - ha registrato dunque un colpo di scena finale, i cui effetti sono tutti da valutare. All'adunanza del 20 dicembre, Findim aveva mancato per un soffio l'obiettivo della revoca del board, perché ritenuto in conflitto d'interessi. Questa volta al massimo avrebbe ottenuto un posto. Pur essendo intervenuto in avvio d'assemblea con toni concilianti, Fossati non ha smentito la sua natura di azionista ribelle. Ha rivendicato la scelta di avere sollecitato l'elezione diretta del presidente in assemblea e assicurato che un vertice nominato nell'interesse di tutto l'azionariato e non solo di una parte avrebbe avuto il suo supporto. «Questa azienda ha bisogno di essere rilanciata e per questo è necessario un azionariato compatto», aveva sottolineato Fossati auspicando «la completa trasformazione della governance nella direzione di una public company». E rivolgendosi a Patuano, ne aveva apprezzato le prime mosse che vanno verso la direzione strategica che Findim aveva auspicato. Poi però lo show down finale.
Oggi il board lascia comunque alla scadenza naturale e consegna il testimone a un consiglio fatto in maggioranza da indipendenti, come indipendente è il nuovo presidente Telecom, Giuseppe Recchi, che non avrà deleghe operative, tutte concentrate nelle mani dell'ad Marco Patuano che rappresenta la continuità della gestione.
Il lead independent director, Luigi Zingales, in procinto di passare al board dell'Eni, ha sottolineato: «Non dico che lascio una Telecom perfetta, ma una Telecom migliorata sì», rivendicando la «dura battaglia a fronte del rischio di conflitto d'interessi condotta da tutti gli indipendenti che ha portato a migliorare la governance». Da Zingales è arrivata anche l'approvazione per l'accordo con Sky, perché non si può co-struire banda larga se non c'è la domanda, ma neppure si può aspettare che arrivi, bisogna sollecitarla. Tra le critiche, non è mancato un accenno alla «buonuscita» corrisposta a Franco Bernabè e alla «scarsa trasparenza» che ha accompagnato l'emissione del convertendo.
Ora comunque si volta pagina. Patuano si è posto un «obiettivo minimo» per il titolo: portarlo ai multipli di settore, il che significa recuperare per Telecom quotazioni di 1,1-1,2 euro. «Perché non ci siamo ancora? Gli analisti dicono che prima vogliono vedere la stabilizzazione dei margini sul mercato domestico e credo che questo sia importante perché lì c'è molto valore. Nell'ultimo semestre il nostro titolo è rimbalzato dal minimo storico, ma anche 0,85 euro non è rispondente al nostro valore. Allinearci ai multipli di mercato è il minimo, non l'obiettivo di lungo periodo. Sono convinto che possiamo difendere il free-cash flow meglio di quanto prevedono oggi gli analisti».
Da domani il nuovo corso: venerdì mattina si riunisce il nuovo cda per l'attribuzione delle deleghe.
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