Obiettivo preda: come farsi comprare da un colosso hi-tech e vivere felici
In Silicon Valley la chiamano exit. L'uscita. È quel fenomeno in cui i colossi hi-tech, come Google, Twitter e Facebook, comprano piccole e grandi startup innovative
di Eleonora Chioda
3. Start up/Una favola milionaria
(Corbis)
La sua storia sembra una favola, ma se fosse rimasto in Italia cosa sarebbe successo? «Ho chiesto al fondatore di Riverbed, Steve McCanne: a parità di condizioni (stessa tecnologia, stessi fondatori, stesso fatturato, stesso numero di dipendenti), se fossi stato a Cinisello Balsamo, mi avresti acquisito? La risposta è stata: no. C'è un discorso di accesso e connessione. Qui tutto succede in pochi giorni. La velocità è la base del business. Per vendere una startup devi avere un prodotto di qualità e qualcuno che lo compri. Avere un team tecnico e commerciale. Ma anche essere nel posto dove c'è il mercato che, per l'Information technology, sono gli Stati Uniti» ci spiega Degioanni.
La storia di questo giovane imprenditore milionario («non chiamarmi startupparo, fare una startup non è un gioco, è un lavoro estremamente serio e pesante») è iniziata quando era studente al Politecnico di Torino. Per la tesi di laurea ha creato WinPcap, un software per la sicurezza della rete dei computer. Lo ha regalato al Web in open source. In sei mesi è stato scaricato 80mila volte. Lo ha usato anche John Bruno, professore della University of California Davis, che invita Loris a proseguire la ricerca negli Usa. «Quando ho ricevuto quella e-mail ho capito che la mia vita sarebbe cambiata per sempre» racconta Degioanni. «Sono arrivato nel 2005, per un anno ho lavorato con il "prof" al software per il Boeing 787 (per cui non volare sul quell'aereo - scherza). Poi abbiamo fondato la nostra startup. In Italia, quale accademico mollerebbe tutte per mettersi in società con un giovane ingegnere? Nei primi due anni, per avere un po' di ricavi facevamo consulenze per il settore avionico e intanto sviluppavamo i nostri prodotti. Quando abbiamo iniziato a venderli, il fatturato cresceva di milioni di dollari ogni anno. Siamo arrivati a 40 dipendenti, di cui 20 italiani, che ho chiamato dall'Italia offrendo loro il visto per lavorare negli Usa».
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