ILSOLE24ORE.COM > Notizie Economia e Lavoro ARCHIVIO

Con la crisi dei mercati finanziari stop alla crescita dopata

di Antonio Pollio Salimbeni

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
8 febbraio 2008

Mentre si cerca di capire di quanto la Commissione europea calerà l'asticella delle stime di crescita per quest'anno (prevale l'attesa di un pil eurozona a 1,8%-1,9% contro il 2,2% previsto in autunno) almeno due cose sono già chiare. La prima è che il modello di espansione economica consolidatosi dal 2002-2003 è venuto meno, la seconda è che alcuni paesi ritenuti fino a ieri esempi di estrema modernità in molti campi (dal Regno Unito all'Irlanda alla Spagna) preoccupano non poco per la piega che può prendere la crisi dovuta ai subprime e alla caduta del mercato immobiliare.
Per l'eurozona c'è più di un segnale che indica come sia giunto al termine un ciclo di crescita che può essere definita 'dopata'. Tra il 2002 e il 2006, infatti, in molti paesi l'espansione è stata abbondantemente stimolata dal settore delle costruzioni, dall'effetto ricchezza per il boom immobiliare e dal relativo aumento dell'indebitamento da un lato, dall'esportazione verso i paesi emergenti ed esportatori di materie prime dall'altro lato. Da lì è arrivata una spinta straordinaria e prolungata, non solo dall'effetto delle passate riforme del mercato del lavoro e della maggiore concorrenza.
Tale spinta si è ora fortemente indebolita. La prospettiva di un euro stabilmente forte non farà che peggiorare la situazione nonostante che solo il 13% delle esportazioni sia diretto verso gli Usa, che da fine 2005 il cambio si è apprezzato del 25% contro il dollaro ma in termini effettivi (tenendo conto cioè dei movimenti contro le valute dei paesi dell'est europeo e della Cina) si è apprezzato solo del 10%, che le imprese esportatrici utilizzino ampiamente attente strategie di fatturazione e copertura dei rischi valutari.
Anche nel caso di un indebolimento dell'economia americana forte ma di breve durata (senza collasso), Deutsche Bank prevede che i mercati emergenti cresceranno attorno al 6-6,5%: ciò salverebbe l'eurozona da un forte indebolimento, ma non sarà sufficiente a compensare gli effetti diretti e indiretti del calo americano e della prolungata e pronunciata debolezza del dollaro. Secondo calcoli Bce, a uno choc di domanda americana dell'1% corrisponde un calo di crescita nell'eurozona di 0,25% e di 0,1% se si tiene solo conto delle relazioni
commerciali bilaterali.
Che l'esaurirsi delle due spinte alla crescita costituisca una seria preoccupazione per molti governi (francese non meno che tedesco o italiano) è dimostrato dalla rapidità con cui si è diffuso
l'allarme per lo stato dei redditi delle famiglie e sulla necessità di aumenti salariali.
Quanto a paesi come Regno Unito, Spagna e Irlanda l'attenzione di concentra sulle possibili conseguenze dello 'sboom' immobiliare. Ormai è chiaro che la virtuosa e competitiva Spagna sta procedendo verso un rapido aggiustamento con un rallentamento della crescita più forte di quanto atteso. Il peso del ciclo immobiliare nell'economia è così determinante che a un calo dell'1% dei permessi di costruzione l'occupazione totale si riduce dello 0,6%. Per fortuna Madrid dispone di ampi margini di manovra grazie al bilancio pubblico in surplus e al basso debito (34,2% del pil).
Ciò dà ragione ai rigoristi di Bruxelles. Nel Regno Unito la crisi dei mercati non sta colpendo solo la prosperità del centro finanziario londinese (dà lavoro a un quinto degli occupati del paese contro solo il 6% di Wall Street rispetto all'intera occupazione americana). Colpisce i due motori dell'economia: la straordinaria capacità di intermediazione del risparmio mondiale (trasforma i capitali in entrata in attivi reali o finanziari sempre più complessi) e le attività connesse ai servizi finanziari: immobiliare, costruzioni, distribuzione, ricettività alberghiera. Meno sofisticati saranno gli attivi finanziari a causa della minore propensione al rischio meno reddito si realizzerà nei servizi finanziari. Meno reddito si realizzerà in quel settore più veloce sarà la frenata immobiliare. L'obiettivo non è solo quello di salvare la Northern Rock, ma di evitare che il ribasso nelle costruzioni e nei servizi finanziari si rafforzino l'un l'altro.

RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio
L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER   
Effettua il login o avvia la registrazione.


 
   
 
 
 

-UltimiSezione-

-
-
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 maggio 2010
6 aprile 2010
6 maggio 2010
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-