ATENE - La protesta sta montando nel paese mentre i greci si preparano a scendere in piazza domani nello sciopero generale contro le nuove misure di austerity annunciate dal governo Papandreou e che oggi verranno presentate in Parlamento.

«Non accetteremo il taglio del 30% dei salari», tuona nel suo ufficio immacolato ad Atene Spiros Papaspirous, presidente del sindacato dei dipendenti pubblici Adedy, quelli più colpiti dai tagli, mentre il suo sindacato annuncia 48 ore di sciopero a partire da oggi, invece delle 24 previste per domani, contro le «crudeli e brutali misure senza precedenti» annunciate domenica dal governo in cambio di 110 miliardi di aiuti Ue-Fmi. Ieri intanto hanno iniziato le proteste contro il piano di austerità da 30 miliardi in 3 anni i dipendenti municipali mentre l'Adedy invita i greci a «rispondere con forza» al «saccheggio dei redditi e dei diritti dei lavoratori sia nel settore pubblico che privato».

Ma come vive la gente comune ad Atene il piano lacrime e sangue del governo? Ecco uno spaccato di storie quotidiane sui costi sociali della maggiore crisi del dopoguerra che ha colpito la Grecia, paese di appena 11 milioni di abitanti e con un debito di 300 miliardi di euro.

Lo spazzino
Yannis, 44 anni, porta i RayBan come uno sceriffo americano, ha due muscoli da sollevatore pesi. Fa lo spazzino comunale ed è furibondo. Non partecipa allo sciopero indetto dai suoi colleghi che protestano in piazza Syntagma. Svuota i sacchi dell'immondizia in zona Plaka, quella più turistica, con destrezza e velocità supersonica. Poi dice a bruciapelo: «Perderò 2.500 euro quest'anno. Ho quattro figli da mantenere, tre vanno a scuola e uno solo ha un lavoro, ma è ancora in casa con noi. Lavoro sabato e domenica per sette ore al giorno. Neanche i senegalesi vogliono fare questo lavoro, preferiscono vendere merce in strada. Naturalmente, io greco, ho un altro lavoro e così faccio un totale di dieci ore al giorno» E adesso? «Adesso mi tagliano il salario. Così resterò a casa: niente pizza, niente taverna». «I politici hanno esagerato: c'è solo una cosa che non mi ha tradito e a cui non rinuncio». Sorride. Poi alza il risvolto della sua t-shirt bianca e sul bicipite compare un enorme tatuaggio dell'Aek, una delle tre squadre di calcio di Atene.

Il medico
Iraklis, 29 anni, ha un tono di voce calmo ma si percepisce che è un uomo in rivolta. È arrabbiato, disgustato, precisa. Dice che bisognerebbe prendere i responsabili di questo saccheggio e condannarli. È medico, presso un ospedale pubblico di Atene e guadagna circa mille euro al mese mentre gli specialisti arrivano a 2mila. Qui non c'è nessun controllo, nessuno è stato finora chiamato a rispondere per i furti perpetrati a danno dell'Erario. «Naturalmente non è solo colpa dei politici – ammette - anche la gente deve cambiare la mentalità e lavorare di più». «Io intanto ho trovato un lavoro ben pagato a New York dove ho dei parenti. Grazie alla riforma sanitaria di Barack Obama che ha fornito un'assistenza sanitaria a 45 milioni di persone prima sprovviste, ora in America cercano medici negli ospedali. Così lascio Atene senza rimpianti. Tornerò fra cinque anni a vedere se il paese è cambiato».

L'insegnante part-time
Nikos Kourakis, 38 anni, dorme da cinque notti in una tenda da campeggio piantata davanti al Parlamento. Ha un enorme striscione alle sue spalle dove spiega i motivi della sua insolita protesta. È uno dei tanti insegnanti part-time a 400 euro al mese, ora riuniti in un collettivo, che verranno lasciati a casa alla scadenza del suo contratto a termine. «Insegno educazione artistica, i ragazzi sono contenti e a me piace il lavoro che faccio. Ho votato il premier George Papandreou, un socialista, e ora perdo il posto di lavoro perché mi dicono che così vuole l'Europa e l'Fmi. Ma qui in Grecia la disoccupazione è all'11%, dove troverò un'altra occupazione? A Bruxelles, forse, presso la Comunità europea? Questa è una guerra tra ricchi e poveri e i poveri stanno pagando il conto».

La pensionata
Maria Chardalia, pensionata, porta gli occhiali scuri «perché la luce troppo forte occulta la verità». Dice che spesso aiuta i suoi nipoti, tutti senza lavoro stabile, con piccole somme e ora teme di non poterlo più fare. «Le pensioni verranno ridotte, dice il Governo, ma noi di cosa vivremo?». «Prendessero i soldi ai ladri e non a noi, l'ex premier Karamanlis ha preso in mano il paese con 180 miliardi di debiti nel 2004 e l'ha consegnato nel 2009 con un debito a 300 miliardi di euro. Ne mancano 120 all'appello. Dove sono andati a finire i soldi?». Poi come una novella Cassandra dice: «Ho paura per tutti questi giovani senza speranza, ci saranno scontri e sangue nelle strade di Atene».

L'immigrato
Paulo, fa il muratore e ha mani grandi come badili. Vedi tutti questi cartelli con scritto Enoikiazetai? Bene, in greco significa "affitasi" ma sono tutti vuoti. E il palazzo che vedi qui di fianco non è ultimato da mesi. Nessuno si presenta per fare offerte, il mercato immobiliare è completamente fermo. Anzi molte società si stanno trasferendo dal centro città in uffici più piccoli in periferia». E allora che pensi di fare? «Me ne torno a casa in Albania, perché ora qui non c'è più lavoro». E allora perché sei ancora qui? «Perché mia figlia ha studiato qui con profitto e non vuole tornare in Albania. Ha imparato il greco e l'inglese, e ora si sente greco-albanese. Ha amiche e va bene a scuola. Che faccio? La lascio qui da sola o la costringo a tornare e non me lo perdonerà mai più?».

 

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