FRANCOFORTE - La Banca centrale europea si è arresa ieri all'evidenza. Per un periodo indefinito l'istituto monetario accetterà nelle sue operazioni di rifinanziamento le obbligazioni governative greche, indipendentemente dal rating. La decisione è giunta dopo che nel fine settimana il governo greco, in grave difficoltà finanziaria, ha trovato un accordo con il Fondo monetario internazionale e la Commissione europea sulla progressiva riduzione del deficit pubblico, che nel 2009 è salito al 14% del prodotto interno lordo.

Il consiglio direttivo della Bce ha definito «appropriato» il pacchetto di risanamento che oltre a tagli alla spesa e aumenti delle tasse prevede anche prestiti dell'Fondo monetario e dei paesi membri della zona euro per 110 miliardi di euro. «Questa valutazione positiva e il forte impegno del governo greco a introdurre pienamente il programma di politica economica - ha detto la Bce - sono alla base, da un punto di vista di gestione del rischio, di una sospensione» dei limiti sul debito.

La scelta è l'ultimo tassello di un graduale aggiustamento delle politiche dell'istituto monetario. Nell'ottobre del 2008, la Bce aveva ridotto il rating minimo per molti dei titoli utilizzabili nelle operazioni di rifinanziamento da A- a BBB-. In aprile, la scelta era stata confermata a tempo indeterminato. Il rischio di ulteriori riduzioni del rating del debito greco, a livelli inferiori a BBB-, ha indotto le autorità monetarie a eliminare qualsiasi limite.

La decisione annunciata ieri vale esclusivamente per la Grecia. Nell'accettare il debito greco indipendentemente dal rating, la Bce cambia posizione rispetto al recente passato. Appena qualche mese fa, il presidente Jean-Claude Trichet aveva affermato che l'istituto monetario «non avrebbe cambiato le regole sul collaterale per il bene di un particolare paese». Evidentemente, la situazione è peggiorata drammaticamente nelle ultime settimane.

La decisione della Bce, che ha partecipato alle trattative con Atene, è prima di tutto un atto di fiducia nel programma di risanamento greco. Certo, l'effetto ottico rimane discutibile. Molti commentatori potranno facilmente sostenere che l'inversione a U della Bce non aiuterà la sua credibilità. Eppure, dietro alla scelta delle autorità monetarie si nascondono da un lato la volontà di liberarsi dalla servitù delle agenzie di rating (proprio ieri il cancelliere Angela Merkel ha dato il suo benestare a un ente indipendente europeo) e dall'altro il desiderio di congelare una regola atipica.

La zona euro prevede una moneta unica e bilanci nazionali. Questa struttura ambivalente ha indotto i costituenti negli anni 90 a permettere alle autorità monetarie di rifiutare titoli obbligazionari di un paese membro nel caso non fossero ritenuti sufficientemente credibili. Naturalmente, la scelta è comprensibile, per il modo in cui è nata l'Unione monetaria, ma ha fatto sì che la Bce sia l'unica banca centrale a poter respingere il debito di un proprio stato.

La libera accettazione del debito greco consente alle banche di rifinanziarsi dalla Bce, evitando tensioni sul mercato monetario e problemi ai bilanci bancari. Sostenere in questo frangente le istituzioni greche è indispensabile per evitare un effetto-domino nei Balcani dove le banche elleniche sono molto radicate. Un rimpatrio improvviso delle loro attività nella regione, causa problemi di rifinanziamento, avrebbe un impatto negativo in Romania o in Bulgaria.

L'aggiustamento annunciato ieri rappresenta potenzialmente un ulteriore pericolo per il bilancio dell'istituto monetario, chiamato ad accettare titoli sempre più rischiosi. Per ora, e ammesso che la Bce non debba prendere decisioni simili per altri paesi, l'impatto è limitato. Attualmente i titoli di stato di tutti i paesi della zona euro rappresentano il 12% del collaterale nei pronti contro termine, su un valore totale delle operazioni di rifinanziamento di quasi 800 miliardi di euro.

 

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