Il primo ad intuirlo fu Falcone. Oggi quell'idea, che a molti parve visionaria, è prassi investigativa. Così politica, imprese e istituzioni, riunite dall'Aspen Institute Italia, presenti i ministri Tremonti e Maroni, i comandanti delle tre Armi, i procuratori della Repubblica in prima linea, fanno propria la considerazione che per individuare un mafioso bisogna seguire le tracce dei suoi assegni. Per combatterlo bisogna strappargli la roba. Non solo perché questo ne mina la potenza sul territorio. Ma perché così viene messa al riparo l'intera comunità degli "onesti". Se infatti con l'intimazione la criminalità tiene in scacco un territorio, il "suo" territorio, con la capacità di mischiare denaro sporco a denaro pulito può finire per tenere in scacco tutti. Anche coloro (individui e imprese) che, distanti, si sentono immuni da contaminazioni o pericoli. Gli arresti servono a drenare energie e risorse, la cultura e l'informazione servono a ribaltare i valori, anzi i falsi valori, e a far percepire che esiste un mondo alternativo, l'attacco ai conti in banca serve ad azzerare la capacità delle mafie di farsi invisibile e di rigenerarsi. Sia chiaro però che questo impegno deve essere percepito come la priorità delle priorità e non più come la vocazione di alcuni (individui e imprese) in trincea.

 

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