Claudio Scajola si recherà dunque dai magistrati come persona informata dei fatti. Subito dopo andrà in Parlamento a fornire i chiarimenti che un ampio schieramento politico gli chiede da giorni. Non solo l'opposizione, è bene precisarlo: anche all'interno della maggioranza c'è chi ritiene che il ministro dello Sviluppo economico debba spiegare fatti e circostanze che riguardano l'acquisto dell'appartamento romano e più in generale i rapporti con il costruttore Anemone.
Purtroppo per lui Scajola ha preso la decisione giusta, ma nei tempi sbagliati. La decisione è corretta perché il ministro – che non è al momento indagato, giusto ricordarlo – non poteva pensare di sottrarsi alla richiesta del Parlamento. Nelle ore successive alle prime rivelazioni di stampa, e ancora nelle interviste di sabato scorso, aveva negato la necessità di un passaggio parlamentare. Ma era una linea irrealistica che difatti ha dovuto abbandonare. I tempi tuttavia sono sbagliati perché l'incontro con i magistrati, destinato a precedere il chiarimento in Parlamento, è stato fissato il prossimo 14 maggio. Ossia tra dieci giorni. Il che significa che le Camere dovranno attendere circa due settimane prima di ascoltare il ministro.

Tutto questo è probabilmente un errore. Scajola avrebbe tutto l'interesse ad anticipare i tempi e a sottrarsi alla griglia mediatica che ogni giorno lo arrostisce. Due settimane di attesa non sgonfieranno il caso. Probabilmente daranno esca a nuove rivelazioni e a ulteriori, scottanti polemiche. E quindi, dal momento che il ministro ha deciso (e davvero non poteva farne a meno) di andare a chiarirsi con i magistrati e poi con i colleghi parlamentari, perché aspettare così a lungo? Senza dubbio perché la sua speranza è che l'ondata di piena passi senza procurare altri danni. Ma è un'illusione.

La storia presenta troppe ambiguità, troppi lati oscuri. Può darsi che Scajola riesca a dimostrare la sua buona fede e del resto, se è vero che molti indizi (e molte testimonianze) sono contro di lui, esistono anche alcuni fattori che invece giocano a suo favore. Uno per tutti: perché il denaro in "nero" è stato trasformato in assegni, come tali destinati a lasciare una traccia ben visibile? Una scelta talmente illogica da suscitare più di un dubbio. A maggior ragione, però, l'interesse del ministro dovrebbe essere quello di accelerare i chiarimenti, non di rinviarli.

Nel clima di tensione che si è creato, due settimane sono davvero eccessive. Sia per il governo Berlusconi, sia per la maggioranza. Dove peraltro la solidarietà con Scajola è stata piuttosto fredda, per non dire avara. Coloro che sono andati al di là di qualche frase di circostanza si contano sulle dita di una mano. E questa è un'altra ragione che dovrebbe spingere l'uomo politico ligure ad affrettare i tempi. Può soltanto guadagnarne in credibilità personale. E se poi le sue ragioni risulteranno convincenti, meglio per tutti.

Del resto, non conviene a Scajola dare l'impressione di essere trascinato dagli eventi. Inutile prendersela con i "processi mediatici", quando passano i giorni senza che il caso sia trasferito nella sede istituzionale propria. Non è un segno di forza o di serenità, bensì di debolezza. Forse di paura. Se invece il ministro vuole uscire dal tunnel prima che sia troppo tardi, è nel suo interesse agire rispettando fino in fondo il Parlamento e l'opinione pubblica.

 

Shopping24