ROMA - Sono «una trentina» i politici coinvolti negli affari del G-8. Mentre il caso del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, continua a trovare riscontri nonostante le numerose smentite pubbliche del ministro, si fanno insistenti le voci di altri parlamentari – ma si parla anche di ministri di questo e dei governi passati – inseriti, di favore, nel giro di compravendite immobiliari non proprio lecite, almeno sul piano fiscale, né trasparenti.
Intanto, il 14 maggio i pm di Perugia sentiranno Scajola come persona informata dei fatti, in qualità di testimone. Dagli accertamenti degli inquirenti è emerso che per l'acquisto della sua abitazione a Roma con vista sul Colosseo, pagata al rogito 610 mila euro, furono destinati anche 80 assegni circolari emessi dall'architetto Angelo Zampolini dopo avere versato in banca 900 mila euro in contanti. Per queste somme Zampolini è stato accusato di riciclaggio: secondo l'accusa, sono frutto di reati contro la pubblica amministrazione e gli investigatori sospettano che provengano, a loro volta, dall'imprenditore Diego Anemone, con cui Zampolini aveva lavorato. Anemone domenica prossima tornerà libero insieme ad Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola e Fabio De Santis, la «cricca» come venne definita dagli inquirenti. Ma già dal carcere Anemone si difende: «Non ho dato denaro a nessuno, tanto meno ad Angelo Zampolini, e non ho contribuito ad acquistare le case di nessuno». «Il mio assistito continua a proclamarsi completamente estraneo a ogni addebito», ha detto l'avvocato Gianluca Riitano, uno dei difensori dell'imprenditore. Di accuse considerate «pura fantasia» ha parlato un altro dei legali dell'imprenditore, l'avvocato Adriana Boscagli, che, riferendosi alle notizie degli ultimi giorni, le ha definite «vicende senza il benché minimo riscontro». Zampolini, dal canto suo, ha provato a giustificare con gli investigatori la somma di 2 milioni e 878 mila euro depositata nel 2009 nell'agenzia 582 della Deutsche Bank a Roma. Ha parlato di lingotti d'oro, lasciatigli dal padre coltivatore diretto e venduti per un milione e mezzo di euro a un fantomatico iraniano; di proventi dell'attività professionale svolta presso uno studio di architettura e in una società. Nessun riscontro, però. E secondo i pubblici ministeri non c'è dubbio che Zampolini abbia rivestito «in modo stabile» il ruolo di «riciclatore del denaro destinato alla remunerazione di pubblici ufficiali». Denaro «fornito dall'imprenditore Diego Anemone per il perseguimento per fini illeciti più volte evidenziati». Lo stesso architetto il 23 aprile, davanti ai pm, ammette che almeno 500mila euro utilizzati per l'acquisto di casa Scajola gli furono dati dall'autista tuttofare di Balducci e Anemone, il tunisino Ben Laid Hidri Fathi, per conto dello stesso imprenditore. E ammette di essere stato lui a consegnarli al ministro il giorno del rogito.
Martedì prossimo il tribunale del riesame vaglierà l'appello dei pm contro la decisione del gip di non disporre gli arresti per Zampolini, per il commercialista Stefano Gazzani e per l'ex commissario per i mondiali di nuoto a Roma, Claudio Rinaldi, non ritenendosi competente per territorio. Una decisione che chiarirà quale procura dovrà occuparsi di gran parte dell'inchiesta, dove si sta approfondendo anche la questione di una casa venduta nel 2004 da un figlio dell'ex ministro Pietro Lunardi a Rinaldi.

 

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