MADRID. Dal nostro corrispondente
La Spagna ha archiviato ieri un'altra pesante giornata sui mercati finanziari e guarda con forte preoccupazione al collocamento di titoli pubblici in programma oggi, il primo da quando S&P's ha tagliato il rating sul suo debito. Il collocamento di titoli a cinque anni per un importo compreso tra 2 e 3 miliardi di euro, viene infatti considerato dagli analisti come un test chiave per valutare la tenuta del paese. Il risultato, sia per quanto riguarda il tasso (l'ultima operazione su bond quinquennali a marzo aveva registrato un tasso del 2,84%, per oggi si prevede il 3,34%), sia per l'ammontare complessivo, saranno essenziali per capire il grado di fiducia degli investitori nei confronti di Madrid. Ieri la Borsa ha chiuso con un calo superiore al 2%, toccando i nuovi minimi dell'anno, mentre il differenziale con la Germania sui titoli a 10 anni, è schizzato a 138 punti base, vale a dire sui massimi.

In questo contesto di grande fragilità il presidente José Luis Zapatero e il leader dell'opposizione, Mariano Rajoy, si sono incontrati in mattinata alla Moncloa per tentare di trovare il necessario consenso per traghettare la Spagna al di là dell'emergenza. Un tentativo apprezzabile, ma il cui risultato è stato modesto: nessun accordo è stato raggiunto sull'attesa riforma del mercato del lavoro e sulla politica di bilancio per ricondurre il disavanzo pubblico al 3% entro il 2013.

Dove invece si è vista piena sintonia, è stato nel caso del pacchetto di aiuti per oltre 9 miliardi di euro che la Spagna dovrà versare alla Grecia, e nella riforma del settore bancario, in particolare per quanto riguarda le casse di risparmio. Entro la fine di giugno, infatti, verrà predisposta una nuova legge che creerà un nuovo statuto per le casse in modo da diminuire la forte influenza della politica su questi istituti. La legge promuoverà inoltre il consolidamento del settore in modo da eliminare almeno un terzo degli istituti attualmente sul mercato (sono 45) e a un passo dal fallimento a causa dell'eccessivo indebitamento nei confronti del settore immobiliare. Questo avverrà attraverso una serie di fusioni e l'intervento, dove necessario, di un fondo pubblico (Frob) dotato di 9 miliardi di euro e con una capacità di indebitamento fino a 99 miliardi.

Il Governo continuerà a gestire il rilancio dell'economia e il risanamento dei conti pubblici senza scostarsi dai binari imboccati nei mesi scorsi. All'orizzonte dunque non si profila alcuna manovra aggiuntiva, né di carattere fiscale, né di taglio alla spesa, per accelerare l'inversione di tendenza. «Tutti i provvedimenti necessari - ha detto Zapatero - sono stati varati e sono in marcia» a conferma che nei prossimi mesi l'emergenza verrà gestita con quanto già messo in cantiere: sostanzialmente un pacchetto di tagli per 50 miliardi di euro in 4 anni. Poco, sostengono i principali osservatori internazionali, se non si accompagnano a una politica di bilancio più rigorosa (a luglio è previsto l'aumento dell'Iva di due punti) e a riforme di carattere strutturale sul mercato del lavoro (Zapatero ha detto che il dialogo con le parti sociali è a buon punto) e la previdenza.

Questo per dire che la Spagna si sta probabilmente avviando verso un recupero lento, senza misure "shock", sullo stile del Giappone dell'ultima decennio. Uno scenario che non piace né alla agenzie di rating, né a Mariano Rajoy, che ieri ha sfidato Zapatero, dicendo di essere pronto ad andare ad elezioni anticipate per poter gestire il rilancio della Spagna in tempi brevi.

Nel frattempo qualche segnale di miglioramento, marginale, arriva. Per la prima volta in due anni, la produzione industriale ad aprile è infatti aumentata (5,4% su base annuale). Mentre la commissione Ue ha ritoccato al rialzo le stime del Pil 2010 (si passa da una crescita negativa dello 0,6% a una del -0,4%), pur rimanendo fortemente negativi il disavanzo pubblico e il tasso di disoccupazione. In attesa di conoscere nei prossimi giorni i dati del Pil nel primo trimestre, sicuramente migliori rispetto al precedente quarto, la Spagna rimane il solo tra i grandi paesi della Ue a non scrollarsi di dosso il male oscuro della recessione.

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