ROMA - I segnali di ripresa si stanno rafforzando, tanto che è possibile stimare per l'anno in corso una crescita pari all'1% del Pil, inferiore solo dello 0,1% rispetto alla previsione di gennaio (la commissione Ue prevede lo 0,8%). Nel 2011 ci si dovrebbe attestare all'1,5% e nel 2012 al 2%, con il deficit indicato al 5% nell'anno in corso. Per centrare gli obiettivi programmatici, in linea con gli impegni assunti in sede europea, che vedono il deficit attestarsi al 3,9% del Pil nel 2011 e al 2,7% nel 2012, è in arrivo una manovra aggiuntiva sul saldo primario pari all'1,6% del Pil nel prossimo biennio. In termini assoluti, con il Pil 2010 a quota 1554,3 miliardi, si tratta di una correzione pari a 24,8 miliardi. In tal modo, sarà possibile intervenire sull'indebitamento netto tendenziale che, in mancanza di correzione, si attesterebbe al 4,7% del Pil nel 2011 e al 4,3% l'anno successivo.
Il nuovo quadro macroeconomico, con annesse proiezioni e stime aggiornate per il prossimo triennio, è contenuto nella «Relazione unficata sull'economia e la finanza pubblica» per il 2010, diffusa ieri dal ministero dell'Economia, un documento in cui si annunciano «incisive riforme nei prossimi due anni» e una strategia «per innalzare la crescita». Si tratta di un adempimento importante, cui la nuova legge di contabilità assegna il compito di preparare il terreno alla manovra di finanza pubblica, che anche quest'anno il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti affiderà a un decreto atteso tra la fine di giugno e la prima metà di luglio. La «legge di stabilità», che sostituisce la vecchia Finanziaria, verrà presentata entro il 15 ottobre, avrà un carattere prettamente "tabellare" e sarà preceduta in settembre dalla «decisione di finanza pubblica» (il vecchio Dpef).
Per il debito pubblico, la nuova stima 2010 colloca il passivo dello Stato al 118,4% del Pil, contro il 116,9% previsto a gennaio. Per il 2011 è previsto il 118,7% e nel 2012 il 117,2%: stime - precisa il ministero - che non includono gli interventi finanziari a sostegno della Grecia. L'altro indicatore chiave per saggiare la tenuta dei conti pubblici nel medio periodo è l'avanzo primario, che fotografa il saldo di bilancio al netto degli interessi: si passa dal -0,4%% del 2010 al 2,5% nel 2012.
Una situazione dunque in lento miglioramento, che sconta però la persistenza di un livello di debito pubblico molto consistente. La correzione ipotizzata per il biennio, stante una pressione fiscale che nel triennio resta sostanzialmente inchiodata tra il 42,8 e il 42,3% del Pil, non potrà che avvenire per buona parte sul fronte della spesa, che con il 52,5% del 2009 è risultata in aumento del 3,1% rispetto al 2008, con la spesa corrente primaria cresciuta del 4,2%, attestandosi al 43,5% del Pil (in aumento di 3 punti rispetto al 2008). Nel 2010, l'incremento dovrebbe essere contenuto al 2 per cento. Quanto alle entrate, il documento segnala che nel 2009 gli incassi da accertamento, controllo formale e di liquidazione automatica delle dichiarazioni sono stati pari a 7,043 miliardi, in aumento del 19,8% rispetto al 2008.
Del resto, la velocità di uscita dalla crisi è tuttora incerta e pesa come un macigno sull'intera area dell'euro la crisi della Grecia. All'interno stesso dalla Ue - si osserva nel documento - la ripresa appare disomogenea. In Italia, dopo la buona performance del quarto trimestre 2009 (1%), la produzione industriale è cresciuta in gennaio dell'1,9% rispetto al mese precedente, ma in febbraio è risultata stazionaria, in linea con i maggiori paesi dell'area dell'euro. Tra i segnali incoraggianti si registra l'andamento del credito erogato alle pmi, «che appare meno pro-ciclico rispetto al credito delle imprese più grandi, manifestando nella fase di contrazione del credito ritmi più attenuati». È attesa una crescita dei macchinari e della attrezzature, per effetto degli incentivi fiscali, e gli investimenti in costruzioni risentiranno ancora «dell'esaurirsi del ciclo negativo che ha interessato il settore». Per i consumi privati è attesa una crescita moderata. Nel 2010 il tasso di disoccupazione si collocherà all'8,7%, all'8,5% nel 2011 per ridursi gradualmente all'8,2% nel 2012.
In linea con il documento diffuso lo scorso anno, anche nell'edizione 2010 compare una tabella comparata del debito aggregato dei paesi europei, in cui si somma sia il debito del settore privato (famiglie e imprese non finanziarie) e delle amministrazioni pubbliche. Nel 2009 si stima un totale per il nostro paese del 233,8% del Pil, rispetto a una media del 258,2%. Un altro elemento di novità è una prima indicazione nella «Ruef» di altri indicatori, accanto al Pil, in cui compaiono variabili come la qualità e lunghezza della vita, benessere, istruzione e ambiente. Nei prossimi documenti programmatici «verrà proposta un'integrazione alle tradizionali statistiche basata su queste nuove misure», che vanno dallo «human development index» di Amartya Sen all'«impronta ecologica» del Wwf.
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