Paul Mendelsohn, strategist della casa di brokeraggio Windham Financial Services con sede in Vermont, giovedì pomeriggio avrebbe dovuto volare a Toronto per incontri con clienti. Invece, ormai pronto per recarsi all'aeroporto, ha visto sugli schermi dei computer tremori a Wall Street che gli sono parsi insoliti. Da veterano dei mercati, ha seguito l'istinto: ha cancellato il viaggio. «Se fossi partito – dice con tono fattuale – avremmo rischiato di essere travolti dalla più violenta turbolenza sui mercati in anni».
La "turbolenza" ha visto il venerabile indice Dow Jones sballottato senza pietà, in pochi minuti cadere in picchiata di mille punti per poi recuperarne circa 700. Titoli storici e tranquilli quali Procter & Gamble e 3M oscillare furiosamente e altri cadere momentaneamente addirittura a zero. Oppure nel caso di Sotheby's impennarsi a centomila dollari, neanche fosse la Berkhshire Hathaway di Warren Buffett. E ha visto il rincorrersi di ipotesi sulle cause, forse tutte vere: nel mirino sono clamorosi errori di trading ma anche possibili manipolazioni del mercato. Programmi computerizzati di compravendita ad altissima velocità e frammentazione dei mercati che rendono ardui controlli e coordinamento. Solo sullo sfondo il contagio della crisi greca, che dalla mattinata teneva gli indici in «normale» ribasso. Una turbolenza che ha scosso tanto la dura capitale finanziaria, New York, quanto la periferia più bucolica del paese. Il Vermont, appunto.
Ma all'indomani della paura, le certezze si fermano qui. O poco oltre: alla consapevolezza, dice Mendelsohn, che ai mercati e ai loro protagonisti serve maggior trasparenza e sorveglianza. Nei racconti e nelle ricostruzioni il mistero comincia dalla scintilla capace di innescare l'incendio. Forse, alla 2.40 ora locale, uno o più colossali errori in ordini di vendita. Magari a Chicago sul mercato future, ha sostenuto qualcuno. Ma Citigroup, iniziale indiziata, ha fatto sapere di non aver trovato traccia di errori. La Securities and Exchange Commission, da parte sua, ha però indicato di volerci vedere chiaro su «insolite transazioni» avvenute sui mercati, facendo capire di non escludere operazioni illegali. Mentre il Congresso ha annunciato audizioni già l'11 maggio.
Anche su come, negli attimi successivi, le fiamme delle vendite si siano propagate manca una risposta unica. Ma, accanto a timori di speculazioni, sotto i riflettori sono le nuove sfide high tech nella gestione dei mercati. Il ruolo di ultra-sofisticati sistemi di compravendita, l'high frequency trading da millesimi di secondo, e di programmi fondati su algoritmi che fanno scattare, a determinate condizioni, vaste operazioni automatiche. Dopo una crescita esponenziale l'high frequency rappresenta due terzi degli scambi americani. E tra le 2.40 e le 2.47, poco più di cinque minuti che valgono un'eternità in millesimi, avrebbero soffiato sul fuoco delle vendite, bruciando quasi mille miliardi di capitalizzazione di mercato. E lasciando di stucco gli operatori, che hanno assistito a movimenti surreali: in un «flash crash», accanto alla perdita del 37% di P&G senza che alcuna notizia sul gruppo rimbalzasse in Borsa, si sono momentaneamente azzerate azioni di giganti quali Accenture e il leader nelle centrali nucleari Exelon (poco prima quotate 40 dollari). Un fondo Etf da 9,5 miliardi è crollato da 59 dollari a 8 centesimi. Nello S&P 1.500 otto titoli hanno perso il 100% e 15 oltre il 50 per cento.
Nei minuti più bui è intervenuto un ulteriore aspetto, che ha scatenato polemica tra le stesse Borse: lo scarso coordinamento e la frammentazione delle piazze azionarie. Al New York Stock Exchange è scattato un meccanismo di blocco delle contrattazioni elettroniche sui titoli più volatili, che ha ripristinato aste gestite da operatori. Battezzato Lrp, liquidity replenishment points, è nato nel 2006 per integrare scambi elettronici e tradizionali e ridare ordine, quando necessario, agli scambi. Questa volta, per le dimensioni delle vendite, ha però avuto l'effetto perverso di accentuare il tracollo, dirottando ordini su altre borse e piattaforme, spesso elettroniche, con scarsa liquidità è nessun compratore in vista. È stato Bob Greifeld, amministratore delegato del Nasdaq, ad aprire le ostilità denunciando le scelte del Nyse. In un clima di concorrenza fra almeno 50 mercati, una realtà che amplifica le tensioni: solo un terzo degli scambi nei titoli quotati al Nyse o al Nasdaq avviene sui loro network. Solo ieri sera è cominciato, fra gli exchange, lo studio di «blocchi» comuni.
Il mercato, giovedì, ha poi ritrovato se stesso: venti minuti dopo le prime vendite su P&G, gli indici erano tornati su livelli pre-crollo. Merito anche qui, a detta dei trader, di programmi automatici, questa volta d'acquisto, e della realizzazione che il tracollo era anomalo. Un'anomalia che aspetta soluzioni: il Nasdaq cancellerà ogni transazione avvenuta tra le due e le tre del pomeriggio a prezzi che variassero di oltre il 60 per cento. L'attesa è però anzitutto per il responso delle autorità: di fronte alle perdite sofferte nel tumulto da molti investitori, hanno promesso di rendere pubblico l'esito delle indagini.
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