FRANCOFORTE - C'era un tempo quando i banchieri centrali parlavano con il contagocce ed evitavano le interviste. C'era anche un tempo quando il consiglio direttivo della Banca centrale europea affermava di essere «una squadra» e i governatori ne erano «i giocatori». La crisi greca e la storica decisione di acquistare obbligazioni statali sul mercato hanno fatto saltare molti equilibri, a poco più di un anno dalla nomina di un nuovo presidente.
Il governatore della Bundesbank Axel Weber, 53 anni, in un'intervista alla Börsen Zeitung martedì ha attaccato la scelta di acquistare titoli pubblici sul mercato: questa decisione, ha detto, «crea significativi rischi per la stabilità. Ecco perché sono critico di questo provvedimento, anche in questo momento eccezionale». Mai banchiere aveva espresso così nettamente la sua contrarietà, prendendo le distanze da una decisione dell'istituto monetario.
Secondo Handelsblatt, l'uscita di Weber mostra come all'interno della Bce vi sia in corso «uno scontro tra culture»: da un lato «l'interventismo francese», dall'altro «la cultura della stabilità tedesca». Il governatore della Bundesbank sarebbe quindi uscito allo scoperto per difendere i principi cari alla banca centrale tedesca. D'altro canto, proprio ieri un suo predecessore, Helmut Schlesinger, ha avvertito che con la sua decisione «la Bce ha attraversato il Rubicone».
Il momento è delicatissimo per l'istituto monetario. E non solo a causa della crisi debitoria. In novembre 2011 l'attuale presidente Jean-Claude Trichet lascerà la guida della Bce. Ci sono almeno due candidati: il governatore italiano Mario Draghi e lo stesso Weber. Ieri Berlino ha smentito che, nel corso delle trattative domenica su un pacchetto da 750 miliardi per salvare l'euro, la Germania abbia strappato l'assenso dei suoi partner per la nomina del banchiere tedesco.
La Süddeutsche Zeitung sostiene che nel prendere le distanze dalla decisione della Bce Weber «ha rotto un tabù». Aggiunge che la mossa potrebbe anche servire alle sue «tattiche di potere». Il ragionamento è che in un momento di incertezza sul futuro dell'euro e mentre la Bce prende decisioni storiche ma controverse il governatore della Bundesbank può cavalcare le paure della Germania di un abbandono della cultura della stabilità per rafforzare la sua posizione nella corsa alla presidenza della Bce.
Difficile fare processi alle intenzioni. Da un lato la presa di posizione di Weber può essere vista come un fatto positivo: cade l'ipocrisia dell'unanimità, vince il principio della maggioranza nella sola istituzione federale europea. Dall'altro nessuno alla Bce ha deciso di acquistare titoli pubblici a cuor leggero, con il rischio di essere accusato di monetizzare il debito o di lavorare al soldo dei governi. In un momento in cui la Bce decide di mettere in gioco la propria credibilità l'unità diventa un bene da preservare.
Secondo alcuni la scelta di Weber rafforza la sua immagine in Germania, ma potrebbe rivelarsi un boomerang in Europa. In molti si chiedono infatti se può presiedere la banca di cui è stato uno dei pochissimi a non avere approvato la più importante decisione degli ultimi dieci anni? Può ambire a guidare un organismo dal quale ha preso le distanze in modo così netto? Le domande non sono banali, tanto più che nel corso del decennio il consiglio direttivo della Bce ha assunto un ruolo informale nella selezione dei propri membri.

 

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