Puntuale, la pagina degli scandali riapre quella del taglio dei costi della politica. E oggi come ieri riparte il treno delle proposte. Riemerge così - su input del ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta - il censimento, propedeutico al "taglio", delle auto blu, ministeriali e non. A sua volta, il collega Roberto Calderoli, titolare del dicastero per la Semplificazione, propone il taglio del 5% agli stipendi di ministri e parlamentari. Non solo: verrebbero messi a dieta, come dice Calderoli, anche gli "alti papaveri" del settore pubblico, manager e alti dirigenti.
È di nuovo tempo di lotta agli sprechi e di regole più severe per arginare i fenomeni corruttivi e di generale malcostume politico. Fioccano le idee e volano parole grosse. Poco importa il fatto che in termini quantitativi i risparmi siano, nel complesso, praticamente ininfluenti. Poco importa che le contraddizioni siano evidenti. Due per tutte. Dov'è finito il taglio delle province promesso nel 2008 da Pdl e Lega? E non ricorda l'opposizione la battaglia referendaria del 2006 contro la riforma indicata dal centro-destra che proponeva tra l'altro il dimezzamento dei parlamentari? Poco importa, infine, che a suggello esemplare dell'eterna transizione incompiuta dell'Italia, torni alla ribalta la questione dell'auto blu. Di cui nel 2010 non si conosce ancora neanche il numero.
Da più parti si dice: serve comunque un segnale, ora che si prospetta una manovra di politica economica severa. Bene, se serve un segnale vero nel paese dove un ministro dichiara di non sapere se qualcuno gli ha pagato in nero una bella fetta del costo di un appartamento, allora perché non si procede subito per istituire l'anagrafe pubblica degli eletti e degli amministratori?
Ci riferiamo alla proposta avanzata già da alcuni anni dai Radicali italiani, di cui abbiamo parlato qui nel 2008. È una riforma a costo zero, che qua e là si è fatta faticosamente strada a livello locale con delibere comunali, regionali e provinciali, ma che non viene percepita a livello nazionale. Un errore, nella ricorrente stagione in cui il tema della moralizzazione della politica si riaffaccia prepotente sulla scena nel consueto vorticare d'intercettazioni, elenchi di appalti e sub-appalti, rivelazioni e parziali ammissioni.
È la trasparenza, prima di arrivare alle indagini della magistratura, l'arma migliore per cominciare a disboscare il fitto intreccio della politica degli affari e degli scambi di favore occulti. L'anagrafe patrimoniale consentirebbe fra l'altro di conoscere, per ciascun eletto o nominato pubblico, la dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari, la dichiarazione dei finanziamenti ricevuti, dei doni, dei benefici, il registro delle spese (comprensive di quelle dello staff). Certo, nessuno si può illudere che questi dati bastino a troncare la corruzione e il peculato, ma il fatto che questi possano essere conosciuti facilmente dai cittadini-elettori contribuirebbe a rendere meno agevoli le pratiche collusive, divenute ormai abituali, della classe politica nazionale e locale e dell'alta dirigenza di stato.
In attesa di sapere quante siano le mitologiche auto blu di cui godono alti e piccoli papaveri, qualche arido dato catastale potrebbe per esempio venire utile alla causa della buona e corretta amministrazione.
guido.gentili@ilsole24ore.com
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