ROMA
Spunta la rinascita del superticket sanitario da 10 euro sulle prestazioni di specialistica nel menu delle misure della manovra per il 2011-2012. Un intervento che vale 834 milioni su base annua e che negli ultimi anni, dopo il varo deciso da Prodi con la finanziaria per il 2007, è stato per una buona metà coperto dallo stato lasciando alle regioni il finanziamento con proprie risorse dell'altra metà. Ma ora la misura sta tornando in auge e non solo a livello tecnico. Anche se tutto, considerata l'impopolarità del balzello, dovrà essere deciso politicamente su più tavoli: all'interno del governo e della maggioranza, ma anche nei rapporti con le regioni dove, tra l'altro, il centrodestra adesso ha assai più peso che solo un anno fa.
Le regioni, che erano già in allerta nella rilettura del «patto per la salute», si troveranno davanti a un bivio. Potranno non applicare il superticket ma dovranno comunque trovare la copertura con risorse a carico del proprio bilancio, impresa però impossibile per chi è in extradeficit. Oppure i governatori potranno applicare un ticket inferiore, a seconda delle proprie disponibilità.
A far capire che la sanità avrebbe fatto la sua parte nella manovra in arrivo, era stato in mattinata il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Che, senza anticipare alcun intervento allo studio dei tecnici di via XX settembre, aveva messo in guardia: «Quando parliamo di una manovra da 25 miliardi non possiamo non pensare che la sanità, che è l'80% dei bilanci regionali, possa non essere toccata in qualche modo. Quindi, dire che l'ipotesi è plausibile, mi sembra giustificato».
Tutto da decidere, è chiaro. Anche perché le assicurazioni di Tremonti da Bruxelles («non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini», si veda servizio a pagina 3) lasciano intendere che qualsiasi intervento sarà politicamente centellinato. Senza dire delle regioni che sono pronte a far muro, come ha fatto capire il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, a proposito di eventuali tagli a carico della propria regione. Si colpiscano gli sprechi, ha attaccato il governatore lombardo. Ogni riferimento alle regioni in superdeficit non è assolutamente casuale: oggi Campania, Molise e Lazio parteciperanno al tavolo col governo sui piani di rientro, per loro si avvicina il fantasma dell'aumento delle addizionali Irpef (+0,30%) e Irap (+0,15%) dopo lo stop ai Fas salva-debito.
Che la manovra «sarà dura» lo ha ammesso ieri il leader leghista, Umberto Bossi, mentre la maggioranza del Pd chiede misure eque e aspetta di conoscere il dettaglio degli interventi prima di prendere una posizione «ma sia chiaro – ha detto Bersani – che quelli che hanno messo a posto i conti siamo noi». Un concetto ribadito da Romano Prodi, ospite in una trasmissione televisiva, dove ha ricordato le manovre di «messa in sicurezza dei conti» adottate dal suo governo per poi aggiungere di non aver «ancora capito la strategia e i numeri di questo governo». Solo l'Idv per il momento già assicura che non voterà la manovra di Tremonti e che, nei prossimi giorni, ne presenterà una alternativa.
A parte le novità del capitolo sanità sul menù degli interventi allo studio sono circolati pochi particolari nuovi. L'ipotesi più consistente è sul fronte dei trasferimenti ai comuni, tema sollevato dallo stesso Tremonti a Bruxelles, che ha parlato di 15 miliardi che lo stato gira ai municipi come di una dote su cui «i margini di intervento sono enormi». La nuova stretta potrebbe sommarsi al taglio di due miliardi già stabilita con la manovra triennale 2008 per i prossimi due anni, mentre verrebbe confermato un trasferimento di soli 500 milioni per il 2010. Altro particolare che ha trovato più di una conferma è sui tagli agli stipendi dei dirigenti con un reddito lordo superiore agli 80mila euro. La riduzione sarebbe del 5 o 10%, forse progressiva e riguarderebbe solo la parte eccedente la soglia degli stipendi di dirigenti di prima e in parte anche di seconda fascia oltre a magistrati, prefetti e diplomatici (i cui emolumenti non sono contrattualizzati). Ma per contenere la spesa per i dipendenti si punta anche a rendere più selettivi tutti gli automatismi che oggi garantiscono progressioni dei redditi (scatti di anzianità, e carriera). Oltre al blocco dei contratti e del turn-over (per l'80% dei vuoti in organico) il menù dei tagli si completa con il pacchetto previdenziale. Le opzioni sulle finestre di uscita per vecchiaia e anzianità, dal 2011, sono pronte per la scelta politica (il risparmio massimo può arrivare a 1,5 miliardi strutturali). Anche di questa misura certamente parleranno oggi Tremonti e Berlusconi che ha già confermato il suo paletto politico: nessuna aumento delle tasse.
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Le ipotesi in campo
Ticket da 10 euro sulla specialistica
1
Nato con la Finanziaria per il 2007 del governo Prodi, il superticket su specialistica e diagnostica da 10 euro è stato ripetutamente bloccato, prima da Prodi stesso, poi da Berlusconi con le manovre varate in questi anni. Non senza continue frizioni con le regioni. Tanto che in questi anni è stata prima finanziata dallo stato solo una parte della copertura che vale 834 milioni su base annua. Ora è allo studio la mancata copertura dell'intera o di una parte dell'intera somma. Se decidessero di non aplicarlo, le regioni dovrebbero provvedere alla copertura con proprie risorse.
Taglio dei trasferimenti dello stato ai comuni
2
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ieri lo ha detto chiaramente: «Esistono trasferimenti dal ministero degli Interni ad una platea di Comuni che ammontano a 15 miliardi di euro ogni anno. I margini di intervento sono dunque enormi». L'ipotesi che circola è di un taglio aggiuntivo rispetto ai 2 miliardi di minori trasferimenti già previsti per il 2011 e 2011 dal dl 112 dell'estate 2008. Per quest'anno i trasferimenti assicurati dovrebbero fermarsi a 500 milioni di euro, una dote che ancora non copre il taglio dell'Ici sulla prima casa
Blocco delle finestre per il pensionamento
3
Escluso l'intervento sulla finestra del prossimo mese di luglio per le pensioni di anzianità, l'ipotesi proposta al vaglio dei ministri prevede un intervento strutturale a partire dal 2011 sia per le finestre di anzianità (sono 2) sia quelle che regolano il ritiro per la vecchiaia (sono 4). Potrebbero essere ridotte fino a un'unica finestra per tutti, con un risparmio pari a 1,5 miliardi. Ma le simulazioni prevedono anche altre combinazioni. Confermata, poi, la stretta sulle false invalidità, in aggiunta alla ricognizione Inps già prevista per il 2010
Stop dei contratti e taglio ai dirigenti
4
Sulla pubblica amministrazione gli interventi, a questo punto, non dovrebbero riservare grandi sorprese. C'è il blocco del rinnovo del contratto triennale e la proroga del blocco parziale al turn-over che scade quest'anno (vale per l'80% dei vuoti in organico). Si punta poi a intervenire su tutti gli automatismi che, anche al di fuori del contratto, producono un incremento delle retribuzioni (scatti di anzianità, progressioni automatiche, eccetera). Perde invece quota l'ipotesi di un prelievo sul fondo unico di amministrazione, che paga i contratti integrativi
Riduzione dei costi della politica
5
La quota del 5%, di cui ha parlato finora il ministro Roberto Calderoli, raddoppia. Il taglio dovrebbe partire dagli stipendi di parlamentari e ministri (ma anche degli amministratori locali che lo vorranno) per arrivare alle buste paga dei dirigenti che guadagnano oltre 80mila euro lordi l'anno. Anche in questo caso si parla di intervento biennale. Il taglio, per i dirigenti, sarebbe solo sulla parte eccedente dell'indennità lorda e potrebbe essere anche progressivo. Lo stesso intervento scatterà per magistrati, prefetti e diplomatici
Budget più ridotti per le grandi opere
6
Sono quattro le aree in cui l'intervento dell'Economia potrebbe prendere piede. Si partirebbe dalla riduzione degli stanziamenti già previsti per il 2011-12 nella manovra triennale con i 300 milioni per Anas, Fs e ricapitalizzare lo Stretto di Messina. Ma si potrebbe anche rinunciare ai 1.428 milioni ancora restanti degli 11,2 miliardi del fondo infrastrutturale alimentato dal Fas e dalla legge obiettivo. Terza ipotesi una rimodulazione dei fondi complessivi e, quarta e ultima opzione, il taglio dei mutui per gli interventi finanziati ma mai decollati

 

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