La regolarizzazione degli immobili fantasma, il nuovo redditometro, il "pacchetto statali" e l'intervento sulla finestre di pensionamento per anzianità e vecchiaia. Con la postilla, del valore tutto politico, del taglio secco tra il 10 e il 15% degli stipendi di parlamentari e ministri. Sono alcune delle misure della manovra che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha esposto ieri al presidente del Consiglio.
Gli ultimi particolari circolati ieri, mentre Tremonti incontrava le parti sociali (Cgil esclusa) con il collega Maurizio Sacconi, riguardano il fronte delle entrate. Prende sempre più corpo l'arrivo di un concordato con adesione "a tre vie", come riferiva ieri l'agenzia Radiocor, per la regolarizzazione degli immobili «fantasma». Le possibilità su cui si sta ancora lavorando prevederebbero: la regolarizzazione immediata, entro un bimestre, tramite il pagamento delle imposte dovute relativamente alle ultime due annualità e senza l'applicazione di sanzioni; la seconda strada darebbe al contribuente sei mesi di tempo per decidere di arrivare a patti con il fisco, pagando il dovuto, anche qui senza sanzioni, per le ultime cinque annualità; la terza e ultima opzione, dopo i sei mesi, farebbe scattare anche le sanzioni. L'agenzia del Territorio, dal canto suo, continua la mappatura degli immobili fantasma che potrebbero essere fonte di gettito per l'erario. Al momento, le stime indicano entrate per 1-1,5 miliardi.
Nella manovra potrebbero trovare posto anche le modifiche al redditometro che per entrare in vigore già dal prossimo 1° gennaio, dovranno essere supportate da una legge.
La lotta all'evasione si estenderà anche ai giochi. Chi non paga l'imposta sui giochi, grazie all'incrocio dei dati con l'agenzia delle Entrate, sarà chiamato a pagare le imposte sui redditi. E ciò sia se opera in concessione sia se l'attività è esercitata al di fuori di queste. In sostanza il reddito prodotto da giochi non potrà in nessun caso sfuggire al prelievo erariale. A chi verrà stanato saranno applicate le sanzioni secondo le regole previste per le imposte dirette. E dunque con la possibilità di corrisponderle in misura ridotta o anche in forma dilazionata. Il tutto, ovviamente, previa istanza da presentare all'amministrazione finanziaria.
La manovra, anche alla luce della riorganizzazione del personale dell'Economia approvata con il Dl incentivi, sarà anche l'occasione per la definitiva trasformazione di Aams nella nuova "Agenzia dei Monopoli".
Per quanto riguarda le pensioni è confermato che l'intervento sulle finestre di uscita, che dovrebbe garantire una minore spesa strutturale per 1,5 miliardi l'anno, scatterà dal 2011. Si va dall'ipotesi di chiusura di una sola finestra per anzianità (che ne ha 2 l'anno) e vecchiaia (ne ha 4), fino a quella di allineare tutto il sistema su un'unica finestra di uscita per tutti, con conseguente aumento dell'età di pensionamento di fatto che potrebbe crescere dai 6 ai 12 mesi. Ma sul fronte previdenziale viene confermato anche il rafforzamento dei controlli sulle false invalidità, rispetto alle 100mila nuove verifiche disposte con la finanziaria 2010 e che l'Inps sta già effettuando, anche se non ci si devono aspettare grandi risparmi. Infine ci sarebbe un ripescaggio del vecchio progetto prodiano di razionalizzazione degli enti previdenziali, con la fusione di quelli minori in Inps e Inail, mentre è allo studio il taglio dei budget di una serie di enti strumentali dei ministeri. Previsto, poi, il recupero del controllo della Corte dei conti sulla Protezione civile, mentre diventa probabile lo stop all'attuazione della società Difesa Spa.
Il menù per il pubblico impiego resta quello anticipato negli ultimi giorni, arricchitto dal taglio sugli stipendi dei dirigenti oltre un certo reddito (si veda altro articolo). C'è il blocco del rinnovo del contratto triennale e la proroga dello stop al turn-over (sull'80% delle piante organiche). Più complicata la partita per il semi-blocco delle progressioni automatiche (ci sono problemi di costituzionalità), mentre forse scompare il taglio ai magistrati.
Infine, come detto, il taglio secco sugli emolumenti di politici e parlamentari. Tremonti aveva parlato di «semplice aperitivo» leggendo le cifre circolate negli ultimi giorni. Ora arriva la conferma che il contributo sarà significativo, almeno sul piano simbolico, con un taglio (non si sa se strutturale) del 10 o forse del 15%.

 

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