«Non appaiono giustificati gli allarmi relativi agli effetti che le future norme patrimoniali e di gestione del rischio, la cosiddetta Basilea 3, potranno avere sull'andamento del credito nel breve periodo. Le nuove norme hanno infatti come obiettivo di assicurare un flusso più ordinato e sostenibile del credito, non una sua riduzione. Inoltre è prevista una gradualità nel processo di adeguamento ai nuovi requisiti». Lo ha detto il membro del consiglio direttivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi parlando a Milano al convegno di Ernst & Young sulle prospettive nel rapporto fra banche e imprese dopo la crisi.

Bini Smaghi ha poi parlato del piano Obama sulle banche: «Sulla base di quanto è stato reso pubblico, ritengo che l'iniziativa di Obama vada nella direzione giusta e rappresenti un punto di partenza per assicurare che il sistema finanziario sia effettivamente di supporto all'economia reale e che non venga indebolito dalle oscillazioni dei mercati più volatili». «Data l'interconnessione dei mercati - ha aggiunto - è essenziale che anche le banche di investimento, gli hedge fund, e le altre istituzioni siano soggette ad adeguata regolamentazione». Secondo Bini Smaghi, inoltre, «i profitti realizzati in questi mesi dal settore bancario, che sono stati realizzati grazie anche agli interventi effettuati dalle autorità di politica economica per mantenere in piedi il sistema, e dunque in ultima istanza grazie ai contribuenti, vadano utilizzati per aumentare il capitale piuttosto che per remunerare il management delle banche e i loro azionisti».

Il banchiere italiano è tornato anche sulla polemiche tra politica e banche sui maxi bonus. La tendenza di manager e azionisti delle banche a privilegiare la remunerazione del capitale azionario e umano piuttosto che l'investimento di lungo periodo «non è in linea con gli obiettivi macroeconomici». Questo è il motivo per cui «insistiamo sul fatto che i profitti realizzati in questi mesi nel settore bancario - che sono stati ottenuti grazie anche agli interventi effettuati dalle autorità di politica economica per mantenere in piedi il sistema, e dunque in ultima istanza grazie ai contribuenti - vadano utilizzati per aumentare il capitale piuttosto che per remunerare il management delle banche e i loro azionisti». E il ragionamento, secondo Bini Smaghi, deve valere «non solo per le banche che hanno beneficiato di interventi diretti, tramite garanzie e iniezioni di capitale pubblico, ma anche per i benefici indiretti, ottenuti per effetto dei bassi tassi d'interesse».

 

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