A meno di rinvii dell'ultima ora domani andrà in scena il primo atto della vicenda giudiziaria del gruppo della famiglia Burani. Si terrà, infatti, mercoledì 27 l'udienza relativa all'istanza di fallimento a carico della capogruppo olandese Burani Designer Holding. La società avrebbe dovuto depositare una propria memoria entro ieri, ma la documentazione non è pervenuta in Tribunale. A questo punto Bdh potrebbe presentarsi direttamente in udienza con nuova documentazione e questo potrebbe portare a un rinvio. Ma potrebbe anche decidere di incentrare la propria difesa nella sola discussione relativa alla competenza territoriale del Tribunale di Milano. A riguardo, però i pm Luigi Orsi e Mauro Clerici avevano già sottolineato nel documento per l'istanza di fallimento come la sede effettiva della società fosse Milano. Ipotesi per altro suffragata pare anche dalle testimonianze dell'ex amministratore delegato di Bdh Kevin C. Tempestini e del direttore finanziario di Mbfg Giuseppe Gullo, sentiti nelle scorse settimane.

Dall'esito dell'udienza si partirà per capire quali saranno le opzioni nel futuro di Mbfg. In linea puramente teorica il fallimento della controllante non porta con sé conseguenze dirette per il gruppo controllato, certo è che potrebbe essere l'inizio di un'indagine più approfondita anche ai piani inferiori della catena di controllo.

Al di là delle vicende giudiziarie, che vedono coinvolti fra gli indagati nell'inchiesta con l'ipotesi dei reati di aggiotaggio, falso in bilancio, ostacolo all'attività degli organi di vigilanza e frode fiscale anche Walter Burani e il figlio Giovanni, sul fronte prettamente finanziario la giornata di ieri non avrebbe portato sostanziali novità. Le banche creditrici restano in attesa che la famiglia Burani metta a disposizione i fondi necessari per ricapitalizzare la società, come previsto dall'approvazione dell'aumento di capitale lo scorso dicembre. In realtà l'ipotesi di mettere sul piatto immobili e la quota posseduta in Greenholding non sembra percorribile. Non tanto per il valore inferiore ai 50 milioni che la famiglia si era impegnata a versare in Mbfg, quanto per la «illiquidità degli asset», spiega una fonte vicina alle trattative.

Sarebbe, invece, questione di giorni l'accordo fra banche e la controllata di Mbfg, Antichi Pellettieri (che a sua volta controlla Mosaicon). Da tempo ormai diverse fonti finanziarie ribadiscono che su questo fronte non dovrebbero esserci problemi per la ristrutturazione del debito e di conseguenza per il salvataggio di marchi quali Coccinelle, Braccialini e Mandarina Duck.

LA VICENDA
Il fronte finanziario
Le banche creditrici del gruppo Burani attendono che la famiglia metta a disposizione i fondi neccessari per ricapitalizzare la società, in ottemperanza agli accordi presi lo scorso dicembre e relativi all'approvazione dell'aumento di capitale. In quella circostanza la famiglia si era impegnata a immettere mezzi freschi per 50 milioni di euro. In seguito i Burani hanno proposto di conferire immobili e la quota detenuta in Greenholding. Ma le controparti hanno rifiutato la proposta, non solo per il valore inferiore ai 50 milioni, ma anche - spiegano fonti vicine alla trattativa - per la «illiquidità degli asset».
 

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