Cadbury ha accettato l'offerta miglioratà di Kraft per 11,5 miliardi di sterline o 840 pence per azione (circa 13 miliardi euro). Così la
società britannica, intorno alla quale é stata combattuta una vera e propria guerra del cioccolato che ha visto tra i possibili pretendenti anche Ferrero, defilatasi negli ultimi giorni. L'offerta é pari a 13 volte l'Ebitda 2009 di Cadbury e porterà a risparmi dei costi per 675 milioni di sterline ante imposte.

Sembra così concludersi la telenovela del cioccolato che ha visto coinvolta anche la società italiana Ferrero. All'interno di quest'ultima, evidentemente, si è riaffermata la leadership dell'ottatacinquenne presidente Michele Ferrero. È la lettura fornita dal quotidiano economico
francese Les Echos, in una lunga ricostruzione del ruolo dell'azienda dolciaria di Alba nella battaglia del cioccolato di quest'inverno.

Inizialmente, spiega Les Echos, sembrava di «assistere a una bella transizione familiare», dal padre Michele Ferrero, «da sempre contrario ad acquisire concorrenti per crescere», ai figli Pietro e Giovanni, «manifestamente tentati dalla rottura rappresentata dal lancio di un'Opa alla Borsa di Londra». Ma poi è arrivata la marcia indietro, decisa «all'unanimità», secondo «fonti concordanti», a prova di «quanto Michele tenga ancora le redini» dell'azienda di famiglia.
Eppure, Cadbury avrebbe potuto essere un obiettivo «semplice e seducente» per Ferrero, che «realizza ancora il 90% delle sue attività nel Vecchio continente» ed è «debole» sui mercati emergenti. L'operazione, però, spiega a Les Echos l'economista della Bocconi Massimiliano Bruni, era «senza dubbio troppo grossa», con una «creazione di valore teoricamente elevata» ma anche «rischi altrettanto numerosi, per un'azienda la cui cultura è prima di tutto italiana».

 

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