Così come tutte le principali banche centrali in tutto il mondo infatti, anche quella di Pechino ha reagito alla stretta creditizia seguita al crollo dei mercati della fine del 2008 abbassando i tassi di interesse e immettendo liquidità nel mercato. Questa immensa quantità di denaro a basso costo ha aiutato i mercati a risalire dal baratro in cui erano piombati all'indomani del crac della banca americana Lehman Brothers. Ma, secondo diversi osservatori, ha anche alimentato nuova speculazione. Per questo, da diversi mesi, le autorità monetarie in tutto il mondo stanno studiando una sorta di «exit strategy», il cui impatto sui mercati sia il meno doloroso possibile, per uscire da questa situazione. Insomma, i tassi non potranno rimanere a questo livello ancora a lungo e prima poi occorrà drenare tutta questa enorme massa di denaro.
La manovra restrittiva di Pechino arriva però prima di quanto il mercato si aspettasse. L'opinione diffusa era che le autorità avrebbero aspettato metà febbraio, dopo la festa di Primavera o del Nuovo Anno lunare. La banca centrale ha collocato titoli trimestrali per 60 miliardi di yuan (8,8 miliardi di dollari) ad un tasso dell'1,3684%, cioè 4,04 punti base sopra l'1,328% della scorsa settimana (livello invariato da quattro mesi). Questo rialzo ha spinto all'insù anche la curva dei tassi swap (Ndris) annuali (+12 punti base al 2,19%) e decennali (+12 pb al 4,37%. Oltre all'asta di titoli trimestrali, la Banca centrale ha drenato liquidità per 30 miliardi di yuan all'asta pronti contro termine settimanale a 91 giorni, con tassi in risalita di 3 punti base rispetto alla scorsa settimana. (An. Fr.)
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