La Fed, invece, è tutta attenta a verificarne la sostenibilità. E gli stessi economisti intervistati dal Wsj prevedono che la banca centrale americana non alzerà i tassi fino a settembre e che li porterà all'1% solo a fine anno. È quel che pensa il mercato fissando allo 0,31% il rendimento dei Treasury a 12 mesi. Va bene che tra i compiti di politica monetaria della Fed, a differenza della Bce, c'è anche quello della piena occupazione; e il numero dei disoccupati non sembra destinato a scendere ancora per lunghi mesi. Ma tassi praticamente a zero, come sono i Fed Funds dal 16 dicembre 2008, non s'erano mai visti negli Usa. E soprattutto non s'erano mai misti così bassi per un così lungo periodo. Se avessero ragione gli economisti nel pronosticarli immutati fino a settembre, significherebbero 21 mesi di politica monetaria ultra espansiva, degna di una paese come il Giappone. Tutte le critiche avanzate ad Alan Greenspan, reo d'aver lasciato i Fed Funds all'1% dal giugno 2003 al giugno 2004, ed avere pertanto creato le premesse della bolla speculativa, apparirebbero quasi risibili.
Forse ha ragione Ben Bernanke a essere così prudente perché, come dimostrano l'inatteso calo delle vendite al dettaglio di dicembre e l'aumento dei sussidi di disoccupazione, la ripresa si profila piuttosto incerta. Forse hanno ragione anche i critici di Bernanke, quando sostengono che tassi a zero, se non riescono a stimolare la domanda, possono invece animare la speculazione e creare una bella effervescenza su azioni, materie prime e bond societari. E forse ha ragione il populismo del presidente Obama nel pretendere 9 miliardi di dollari di maggiori tasse alle banche salvate con il denaro dei contribuenti. Di certo non hanno ragione le banche nel lamentare il sopruso. Perché dopo aver provocato la peggior crisi sul credito dal 1930, aver invocato poi gli aiuti del governo e dopo aver fatto nel 2009 inusitati utili prendendo a prestito dalla Fed il denaro allo 0,25% per investirlo in titoli di stato (o altri bond) quanto meno al 3% e senza rischi, dovrebbero avere almeno il pudore di tacere.
Il problema si creerà quando la Fed deciderà di mettere fine alla sua politica espansiva e quantitativa. È vero che ha guadagnato 46 miliardi nel 2009 con le attività più o meno tossiche acquistate dalle banche, divenendo di fatto la maggior banca d'affari al mondo e facendo impallidire i conti di Goldman Sachs, ma è anche vero che quei titoli non li potrà riversare sul mercato creando un nuovo terremoto. Per questo il 2010 non si presenta propriamente un bell'anno per Wall Street e per i mercati azionari occidentali. Ma per un po' le borse potrebbero ancora tirare, visto che la politica commerciale delle banche è tornata a puntare sul risparmio gestito: cosicchè un'abbondante e fresca liquidità dovrebbe riversarsi sulle azioni.
In settimana l'S&P ha perso lo 0,78% (-1,22% il Nasdaq) e lo Stoxx l'1% (-1,3% Milano, -2,2% Parigi, -2,7% Francoforte, -1,5% Londra).
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