Non appena ci si è resi conto che il recupero delle economie mondiali non sarebbe stato così rapido come era nelle attese di fine 2009 è partita la disillusione. E con essa lo storno dei mercati, che più volte era stato annunciato dagli osservatori e che ora si sta realmente concretizzando. Nell'ultimo mese i cali dei principali indici azionari sono stati compresi tra il 6 e il 10 per cento e a nulla sono serviti a frenare questi ribassi i risultati delle trimestrali Usa e europee in molti casi superiori alle stime.

A spingere al ribasso i mercati hanno contribuito anche l'aumento dell'avversione al rischio che ha comportato maggiori costi per tutelarsi contro i temuti default. A soffrire di più sono stati i Paesi "periferici" dell'area Euro che hanno ora trascinato al ribasso i mercati finanziari. La combinazione fra elevato debito pubblico e contrazione del Pil ha causato la fuga degli operatori internazionali dalle emissioni governative di questi Paesi. Attualmente il premio pagato per assicurarsi contro l'insolvenza degli emittenti dei titoli di debito greci è pari a 428 punti e la Grecia si trova al quinto posto assoluto tra i paesi più rischiosi al mondo dopo Argentina, Venezuela, Ucraina e la ex-prosperosa Dubai.

Il Portogallo, vittima ieri di una pesante riduzione delle previste emissioni di titoli di Stato, ha visto in un solo giorno balzare il premio assicurativo da 147 a 197 punti. A nulla sono servite finora le rassicurazioni dei Primi Ministri dei Paesi coinvolti, anche se Moody's ha in particolare ribadito che il rating della Spagna non è al momento sotto osservazione e rimane tripla A con Outlook stabile. Il paese iberico rimane tuttavia ancora nell'occhio del ciclone, e nemmeno i risultati migliori delle attese della maggiore banca spagnola, Banco Santander, hanno avuto effetti rassicuranti sul mercato.

Questi risultati sono stati in effetti trainati, più che dal mercato interno, dalle attività del Regno Unito e del Brasile, dove il risultato operativo netto della banca è rispettivamente cresciuto del 51,9% e del 35,6%. In patria il colosso bancario ha invece registrato una diminuzione dell'1,5% dell'utile operativo generato dalla rete di sportelli a marchio Santander e un incremento del 7,5% per quella a marchio Banesto. Diminuisce in territorio domestico l'efficienza della banca, con un aumento dei costi pari all'1,5% a fronte di ricavi lordi in diminuzione dello 0,3%. Inoltre Santander ha dovuto incrementare gli accantonamenti per perdite su crediti da 5,2 a 6,7 miliardi a causa dell'aggravarsi della crisi immobiliare. L'ammontare comunque, secondo il management, dovrebbe essere sufficiente a coprire le perdite potenziali fino al 2011.

Rimanendo in Spagna, l'espansione nella penisola iberica è anche alla base dell'aumento dell'indebitamento di Enel che a fine 2009 ha toccato 51 miliardi. Il management ha peraltro ribadito l'impegno a ridurre il debito a 45 miliardi entro fine anno e si appresta a lanciare un prestito obbligazionario sul mercato retail che dovrebbe ammontare a 2 miliardi. Gli occhi sono quindi puntati, vista anche la dimensione dell'operazione, sul tasso di interesse che la società riuscirà a spuntare per rendere interessante questo prestito in un momento in cui anche i titoli Corporate stanno scontando la maggior avversione al rischio. (Analisi Mercati Finanziari)

 

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