Un vero e proprio terremoto per una delle più grandi Bcc del Friuli Venezia Giulia, forte di 24 sportelli.
Dietro al diktat di Bankitalia, avvenuto dopo una doppia ispezione, c'è un'inchiesta avviata dal Pm di Udine Lorenzo Del Giudice e relativa all'attività dei fratelli Andrea e Daniele Specogna, titolari di un'impresa edile e di altre società minori. Il magistrato avrebbe riscontrato alcune irregolarità nei conti dei fratelli tanto da ipotizzare prima l'accusa di riciclaggio e poi quella di ostacolo alla funzione di vigilanza di Bankitalia. Da qui il passaggio alla iscrizione nel registro degli indagati di Cozzi, Zilli e di alti dipendenti della Bcc di Manzano dove gli Specogna avevano i conti è stato immediato ed altrettanto immediato è stato l'intervento dell'Istituto centrale.
Una storia complicata e per molti versi ancora da chiarire visto che il difensore della banca, l'avvocato Giuseppe Campeis, si è affrettato a sottolineare che alla base di tutto c'è un presunto illecito fiscale: non sarebbe quindi denaro "sporco" ma piuttosto un pasticcio originato da una questione tributaria.
Dino Cozzi non è comunque solo il direttore generale della Bcc di Manzano ed anche per questo la vicenda ha avuto una vasta eco. Negli ultimi anni, infatti, pur con amministrazioni regionali di diverso colore politico, è stato al vertice di strutture chiave della Regione come la finanziaria Friulia, la società di informatica Insiel di cui è tuttora presidente ed Agemont, l'agenzia per lo sviluppo economico della montagna. L'ormai ex dg ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di fare da capro espiatorio per tutti, promettendo battaglia.
Per intanto la Federazione regionale delle Bcc ha affiancato Manzano per garantire la piena operatività della banca che rimane comunque solida e senza problemi sia patrimoniali che di gestione dell'attività quotidiana. (C. Pas.)
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