Durante una deposizione al Senato di Washington il direttore generale di Goldman Sachs, Gerald Corrigan, ex presidente della Fed di New York, ha definito «un assoluto totale nonsenso» che il ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, stia per ricevere un bonus da circa 100 milioni di dollari legato agli eccellenti risultati 2009. La voce gira con insistenza da giorni a Wall Street perché sarebbe quella la cifra alla quale Blankfein ha diritto in base al contratto. E' di Blankfein il record assoluto precedente, con i 68 milioni incassati nel 2007. Sui bonus si è focalizzata l'attenzione dell'opinione pubblica e sono diventati il simbolo di una Wall Street che marcia su un binario tutto suo, diverso da quello sul quale da molti mesi transita il resto del paese.

Se la cifra sarà più "modesta", il motivo è dovuto solo al rischio politico ormai di una Wall Street sempre più impopolare e che alla fine potrebbe costringere Washington ad agire. La linea dei maggiori banchieri infatti non è cambiata e continua ad essere negazionista: nel 2008 non è successo nulla di evitabile, è stata una fatalità, e resta solo da ripartire.

Perché mai Lloyd Blankfein dovrebbe rinunciare al premio che gli spetta per contratto? Il numero uno di Goldman Sachs tiene in sospeso Wall Street, che attende con ansia l'ammontare del superbonus per i risultati dell'ultimo anno, nel quale anche la sua banca ha potuto sopravvivere solo grazie alla generosità del contribuente americano.

E' illuminante quanto lo stesso Blankfein dichiarava 20 giorni fa. Lo faceva testimoniando nel corso della prima seduta della Financial Crisis Inquiry Commission (Icic), la commissione d'indagine su cause, dinamiche e responsabilità della crisi che con calma, e in sordina, il Congresso ha avviato, affidandone la presidenza al californiano Phil Angelides, già sfidante di Arnold Schwarzenegger per il governatorato.

Perché c'è stata la crisi, veniva chiesto a Blankfein. Sono cose che succedono, come i cicloni, a volte quattro in un anno, a volte nessuno, era la rispostra di Blankfein. Al che Angelides non poteva non ricordare di essere stato a lungo nella Commissione terremoti dello stato della California, e di sapere bene che i disastri naturali cascano dal cielo, mentre le crisi finanziarie sono opera di uomini e donne.

Anche Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan Chase, forniva una risposta analoga, ricordando di avere spiegato alla propria figlia minorenne che le crisi finanziarie sono qualcosa che succede, "ogni 5 o 7 anni".

Il ministro del Tesoro Timothy Geithner ha ricordato varie volte, a partire dall'autunno scorso, che nessuna banca si sarebbe salvata senza l'intervento pubblico, nel terribile settembre-novembre del 2008. Ma i big di Wall Street ritengono si sia trattato di una fatalità, e quindi i bonus sono o sarebbero giusti, visto che poi gli utili sono stati altissimi. Cortesia del contribuente-elettore americano. Se ci sarà una rivolta elettorale, ai danni del povero Obama, girare a Blankfein e colleghi la lettera di ringraziamento. Si tratta di vedere ora fino a che punto il clima politico imporrà qualche prudenza.

 

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