Eni ha chiuso il 2009 con un utile netto in calo del 47,7% a 4,62 miliardi. Il risultato netto del quarto trimestre ammonta a 0,64 miliardi rispetto ad una perdita di 0,87 miliardi nello stesso periodo 2008. Una dato migliore delle attese degli analisti attibuibile al rimbalzo del prezzo del petrolio dell'ultima parte dell'anno.
Il consiglio proporrà all'assemblea la distribuzione di un dividendo di 1 euro per azione (un taglio rispetto alla cedola dal 1,30 euro del 2008), di cui 50 centesimi già distribuiti nel settembre 2009 a titolo di acconto. Il saldo di altri 50 centesimi sarà messo in pagamento dal 27 maggio.

Alla base della flessione dell'utile operativo su base annua, spiega il comunicato, c'è «il peggioramento dello scenario petrolifero nei primi nove mesi dell'anno, nonchè il calo del margine di raffinazione», mentre l'utile netto ha pagato «l'andamento dello scenario dei prezzi dei prodotti petroliferi, il minore contributo delle partecipazioni valutate a equity».

Per il 2010, in uno scenario energetico ancora caratterizzato da elevata volatilità, Eni prevede «una leggera ripresa dei consumi mondiali di petrolio ed un prezzo medio del marker Brent di 65 dollari al barile. Anche la domanda europea ed italiana di gas è attesa in leggera ripresa» dopo la forte flessione dei consumi industriali e termoelettrici registrata nel 2009. «Nel business della raffinazione, in assenza di un solido recupero dei fondamentali, i margini - prevede la società - rimarranno deboli».

Nell'esercizio in corso sono previsti investimenti tecnici sostanzialmente in linea con il 2009, quando sono ammontati a 13,69 miliardi. «Il management - si sottolinea nella nota - ha in programma le azioni gestionali e di portafoglio necessarie per assicurare un livello di leverage (leva finanziaria) adeguato al mantenimento di un elevato merito di credito».

Scaroni: «Snam si può vendere ma non c'è urgenza»
Eni può potenzialmente disinvestire in Snam Rete Gas, ma non c'è urgenza. Lo ha detto l'ad di Eni, Paolo Scaroni, durante la conference call con gli analisti sul bilancio 2009, che ha voluto fare chiarezza, sottolineando come c'è grande dibattito e ricordando: «Se decidessi di vendere anche solo un'azione di Snam, avrei bisogno dell'approvazione del Governo». Solo pochi giorni fa il fondo Knight Vinke, azionista con una quota di circa l'1%, è tornato a chiedere uno spin off delle attività gas.

Scaroni, riferendosi in primo luogo a Snam ma anche ai gasdotti internazionali, ha poi aggiunto: «C'è una parte che riguarda la commercializzazione del gas che è molto sinergica con l'Exploration & Production e che non avrebbe molto senso cedere. C'è poi la parte regolamentata del business e ogni potenziale cessione è decisamente nelle mani del governo e del parlamento», che devono recepire «nella regolamentazione italiana la III direttiva europea del gas. Non sappiamo cosa farà il governo, vedremo cosa succede nel momento in cui l'esecutivo prenderà una decisione».

Il rischio di taglio del rating
Scaroni, poi, non ha espresso alcuna preoccupazione per l'aumento dell'indebitamento, salito a 23,04 miliardi a dicembre contro i 20,5 di settembre: «A nessuno piace subire un taglio del rating, ma il merito che abbiamo oggi non è intoccabile. E anche se dovessimo subire un taglio, ci troveremmo all'interno di un rating A, che è un merito creditizio ancora molto solido».

I risultati del quarto trimestre

 

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