La Fed ha alzato il tasso di sconto, cioè il valore con cui presta denaro alle banche per i «prestiti overnight», di un quarto di punto: passando dallo 0,50 allo 0,75%. I Fed funds (ossia il tasso ufficiale al quale il sistema scambia la propria liquidità) rimangono invece compresi nella forchetta tra zero e 0,25%. Benché annunciata, la mossa ha colto di sorpresa il mercato che non se l'aspettava così presto. Il rialzo del tasso di sconto rappresenta un ulteriore piccolo passo verso quella normalizzazione della politica monetaria che il presidente della Fed, Ben Bernake, ha più volte indicato.

La Fed nelle scorse settimane aveva aperto alla possibilità di cominciare ad alzare il tasso di sconto, dopo averlo aggressivamente abbassato (di pari passo con quello di interesse) all'inizio della crisi finanziaria, quando fu introdotto anche il Term Auction Facility, programma di aste pensato per mettere a disposizione credito straordinario in modo da far fronte alla crisi finanziaria. In tempi normali, il tasso di sconto è storicamente stato un punto percentuale sopra quello di interesse (attualmente a un range tra lo 0 e lo 0,25%, il minimo storico a cui è stato portato nel dicembre 2008). «La Fed valuterà nel tempo l'opportunità di ampliare ulteriormente lo spread tra il tasso di sconto e quello sui fed funds», ridotto nell'agosto 2007, si legge nel comunicato, dove si precisa che «non è previsto inasprimento delle condizioni finanziarie delle famiglie o delle aziende».

«Le modifiche non sono il segnale di un cambiamento delle previsioni per la politica monetaria, che rimangono quelle discusse durante la riunione di gennaio», si legge nel comunicato della Banca Centrale Usa. «Come la chiusura di altri programmi straordinari di credito decisa all'inizio del mese, i cambiamenti sono volti a un'ulteriore normalizzazione delle attività di prestito della Federal Reserve», si legge nella nota, dove si specifica che «alla luce del continuo miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari, le variazioni sono state approvate in modo unanime».

Nonostante le rassicurazioni della Fed, le reazioni alla decisione della Banca centrale americana hanno avuto un impatto netto sui mercati, con ribassi sulle principali Borse asiatiche, a partire da Tokyo che ha chiuso la seduta con un calo del 2,05% a 10.123,58 punti. Il mercato dei cambi ha reagito con un rafforzamento del dollaro e uno speculare indebolimento di petrolio e materie prime.

 

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