La finanza creativa di Wall Street, e in particolare due grandi banche come Goldman Sachs e JP Morgan Chase, utilizzando ingegneria finanziaria simile a quella dei subprime negli Stati Uniti e cessione di diritti come vendite e non come garanzie su prestiti hanno aiutato la Grecia a mascherare l'entità del suo debito pubblico superiore ai 300 miliardi di euro, mettendo il paese a rischio default.

Lo scrive nell'edizione domenicale con ampio rilievo il New York Times, secondo cui una serie di meccanismi swap messi a punto dalle due banche hanno permesso alla Grecia di ipotecare alcuni settori della propria economia mascherando parte del debito alle autorità comunitarie di Bruxelles, perché le operazioni in questione, perfettamente legali, non appaiono come prestiti bancari ma come vendite con pagamenti differiti. In particolare, la Grecia avrebbe finanziato parte del suo deficit sulla sanità pubblica impegnando i futuri introiti sulle tasse aeroportuali, i pedaggi autostradali e gli incassi legati alle lotterie di stato.

Anche quando la crisi era ormai vicina le banche americane di investimento erano alla ricerca di modi per aiutare la Grecia a procrastinare il giorno della resa dei conti. All'inizio di novembre - tre mesi prima che Atene diventasse l'epicentro del terremoto del debito sovrano nell'Eurozona - un'equipe di banchieri di Goldman Sachs arrivò ad Atene, secondo il New York Times, con una proposta per il nuovo governo che lottava per far fronte ai debiti e al deficit ormai al 12,7% del Pil.

I banchieri, guidati dal presidente di Goldman, Gary D. Cohn, proposero uno strumento di finanziamento che avrebbe ridotto il debito per l'assistenza sanitaria, utilizzando un metodo finanziario simile a chi garantisce i pagamenti della sua la carta di credito con dei mutui ipotecari. Atene non accettò la proposta che avrebbe consentito di occultare il debito ancora per qualche tempo.

La Goldman Sachs nel 2001 costituì dei veicoli particolari uno dei quali denominato Eolo, come il dio dei venti, che assumeva le passività in cambio di impegni su introiti futuri del governo greco e consentiva di non farli contabilizzare nel bilancio pubblico. L'ex ministro delle Finanze George Alogoskoufis, criticò l'affare Goldman in Parlamento nel 2005 affermando che avrebbe pesato sui conti greci fino al 2019. La rivelazione del NYTimes apre un capitolo nuovo sugli effetti dei derivati sulla contabilità pubblica in Eurolandia.

C'è un appendice anche italiana. Con l'aiuto di JP Morgan, scrive il Times, «nonostate elevati deficit persistenti nel 1996 un derivato ha aiutato l'Italia a mettere il bilancio in linea: cambiando valuta con la banca a un tasso favorevole, e portando più disponibilità finanziarie nelle mani del governo. In cambio, l'Italia si era impegnata a rimborsi futuri che non sarebbero stati inseriti come passività».

La vicenda italiana aveva provocato accese polemiche fino al 2001. L'operazione, come dichiararono ufficialmente sia il Tesoro italiano sia le autorità di Bruxelles, aveva superato l'esame di Eurostat, a cui compete la valutazione dei criteri per il calcolo del debito pubblico dei paesi europei e che ne aveva certificato la regolarità.

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