LONDRA. Dal nostro corrispondente
«Non bisogna cadere nella tentazione di dare risposte nazionali alla crisi globale. È un rischio che vedo e che temo, ora, quando si deve passare dalla fase propositiva dello scorso anno a quella attuativa delle nuove regole». Alla vigilia del G-7 in Canada, il Cancelliere dello Scacchiere Alistair Darling teme che la risposta compatta data dal mondo nel 2009 si disperda nei rivoli del relativo benessere di questo scorcio di 2010. Non vuole - dice in questa intervista al Sole 24 Ore e a selezionate testate di paesi del G-7 - che si allenti la tensione comune, che i grafici di Pil, fiducia dei consumatori, ordinativi di queste ore, diluiscano la memoria dei «giorni terrificanti dello scorso anno».

Cancelliere crede che l'America del presidente Obama intenda procedere in modo autonomo, adottando misure come quelle annunciate nei giorni scorsi?
Il presidente americano ha introdotto alcuni elementi che considero positivi. Ad esempio l'idea di una tassa di garanzia sulle banche.

Ma lei non ha salutato con favore il piano Volcker.
Si è parlato soprattutto della divisione delle attività bancarie e lo confermo: credo che non sia questa la via giusta. Anche perché la realtà bancaria americana è molto diversa da quella europea o britannica dove solo una mezza dozzina di istituti distribuisce l'80% del credito. Il rischio più grave che abbiamo vissuto lo scorso anno era di sistema, ovvero l'effetto-contagio fra un istituto e l'altro. Il pericolo non sono le dimensioni degli istituti, ma l'interconnessione. Per quanto riguarda, invece, il trading con fondi propri, sono convinto che non debba essere impedito, ma deve essere sostenuto da capitali adeguati. Il mio timore è che si stia perdendo la coesione dello scorso anno e che ci si dimentichi che le misure debbano essere compatibili fra loro. Non vorrei che, davvero, la via europea e quella statunitense sulle regole per il mondo bancario comincino a divergere. È fondamentale che quanto avviene in Usa, Canada o nell'Eurogruppo sia armonico e che sia condiviso. Lo scorso anno eravamo sul ciglio del precipizio, avevamo davanti a noi la prospettiva della depressione: abbiamo agito insieme e l'abbiamo evitata. Vorrei continuare a vedere lo stesso senso di urgenza avvertito allora.

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