Hanno un brutto nome: "Pigs", in inglese maiali. Sono, per gli anglosassoni, i paesi meridionali di Eurolandia, il ventre molle dell'Unione monetaria. P sta per Portogallo, i per Italia, g per Grecia, s per Spagna: tutte economie deboli con conti pubblici disastrati.

L'acronimo rivela tutto il disprezzo degli anglosassoni per il mondo latino, non giustificato anche se gli ultimi eventi - i tremori della Grecia, le difficoltà del Portogallo, i dubbi sulla Spagna - mostrano che qualche verità, dietro quell'atteggiamento di sufficienza, purtroppo c'è.

La realtà è però sempre più ricca delle parole. Non è stato possibile ignorare che anche un altro paese di Eurolandia, poco latino, ha gli stessi problemi: l'Irlanda. A dicembre, i Pigs erano allora diventati Piigs. L'aggiunta toglieva alla sigla parte della sua forza evocativa; e l'economista Daniel Gros, sul Financial Times di martedì, ha deciso di tornare a parlare di Pigs, con una sola "i" che, questa volta, indica però l'Irlanda. L'Italia, insomma è stata espulsa dal porcile...

Bontà loro... È ingenuo pensare che sia possibile anche solo inquadrare i problemi economici con un gioco di parole, per qualcuno forse divertente, per altri puerile. È pure ingeneroso: la Gran Bretagna è stato l'ultimo grande europeo a uscire dalla recessione, non ha conti pubblici in ordine e ha visto il suo modello di sviluppo andare in frantumi. Gli Usa hanno causato la crisi e hanno un deficit mostruoso. Un po' di modestia non guasterebbe (R. Sor).

 

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