La società sarda era nata nel gennaio 1998 e si era specializzata negli abbonamenti prepagati e scontati per telefoni fissi e nelle prime offerte per famiglia e business. Internet era il naturale sviluppo di una popolarità cresciuta a grandi numeri. Il titolo era stato collocato a 46 euro e rispetto ai 300 miliardi (di lire) dell'offerta erano giunte richieste 30 volte superiori.
Risposta positiva anche dagli investitori istituzionali europei. La quotazione era rapidamente esplosa da 46 euro (poi frazionato per 10 quindi a 4,6 euro) a 89 euro, con un rialzo del 93 per cento. I ricavi 1999 raggiungevano quell'anno i 70 miliardi, in attesa di un utile. Alla fine del 1999 il fondo di venture capital Kiwi poteva già dismettere un quinto delle sue azioni in base all'accordo pubblico di lock-up. Con un titolo partito a corse folli, più che decuplicato, Abn Amro (advisor della società) stimava nel febbraio 2000 un valore per abbonato di 2.100 euro contro 7mila di Freeserve e di 11.600 di Terra Networks. Tiscali appariva sottovalutata nella rincorsa continua alla valorizzazione massima su singoli utenti. Si arrivò a toccare una capitalizzazione superiore a Fiat. Poi il ridimensionamento e il ritorno a terra.
(Paolo Zucca)
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