Tiscali-azienda esiste ancora, il titolo Tiscali viaggia a 0,15 euro con qualche improvviso sprazzo subito ridimensionato. In Borsa, la società inventata da Renato Soru che dopo la Bocconi aveva lavorato in una merchant bank, poi imprenditore e quindi amministratore pubblico (presidente della regione Sardegna per il centrosinistra) aveva fatto il super-botto. A pochi mesi dall'avvio del Nuovo Mercato si era quotata a fine ottobre 1999 con un'operazione in due tranche, curata da Banca Imi e Abn Amro, e aveva visto premiate le sue potenzialità ben oltre i propri meriti. Era infatti la seconda società dichiaratamente Internet a quotarsi in una borsa europea.

La società sarda era nata nel gennaio 1998 e si era specializzata negli abbonamenti prepagati e scontati per telefoni fissi e nelle prime offerte per famiglia e business. Internet era il naturale sviluppo di una popolarità cresciuta a grandi numeri. Il titolo era stato collocato a 46 euro e rispetto ai 300 miliardi (di lire) dell'offerta erano giunte richieste 30 volte superiori.
Risposta positiva anche dagli investitori istituzionali europei. La quotazione era rapidamente esplosa da 46 euro (poi frazionato per 10 quindi a 4,6 euro) a 89 euro, con un rialzo del 93 per cento. I ricavi 1999 raggiungevano quell'anno i 70 miliardi, in attesa di un utile. Alla fine del 1999 il fondo di venture capital Kiwi poteva già dismettere un quinto delle sue azioni in base all'accordo pubblico di lock-up. Con un titolo partito a corse folli, più che decuplicato, Abn Amro (advisor della società) stimava nel febbraio 2000 un valore per abbonato di 2.100 euro contro 7mila di Freeserve e di 11.600 di Terra Networks. Tiscali appariva sottovalutata nella rincorsa continua alla valorizzazione massima su singoli utenti. Si arrivò a toccare una capitalizzazione superiore a Fiat. Poi il ridimensionamento e il ritorno a terra.
(Paolo Zucca)

 

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