La campagna politica per scegliere il prossimo presidente della Bce è iniziata "assurdamente presto", scrive Betts. "Dopotutto, il francese Jean-Claude Trichet, attuale presidente, se ne va solo nell'ottobre 2011".
L'azione di lobby si è intensificata questa settimana, con la nomina del portoghese Vitor Constancio come numero due. La sua nomina "è stata immediatamente presa come una vittoria per la Germania", che ha appoggiato il portoghese nella speranza di migliorare le chances del presidente della Bundesbank Weber per la leadership della Bce. Betts ricapitola il gioco di equilibri che influenza la nomina: Constancio è considerato una colomba e proviene da un paese del Sud, Weber è considerato un falco e proviene da un paese del Nord.
Ora che l'euro è sotto pressione, continua Betts, c'è anche la diffusa sensazione che Weber possa riportare la vecchia disciplina della Bundesbank che fece la forza del marco.
Il suo principale rivale, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, ha avuto il pieno appoggio di Tremonti. Il ministro ha sottolineato che non esistono principi scolpiti nel marmo sulla necessità di un equilibrio tra paesi grandi e piccoli, tra Nord e Sud.
"Draghi può non essere in testa, ma è chiaramente ben qualificato per il lavoro", osserva Betts. Tra i suoi meriti, il Ft elenca il fatto di avere orchestrato, come direttore generale del Tesoro, la campagna di privatizzazione italiana. Inoltre, "ha restaurato la credibilità della Banca d'Italia", dopo essere stato chiamato a tirarla fuori dal pasticcio lasciato dal suo predecessore, Antonio Fazio. "E il sistema bancario italiano ha resistito alla crisi finanziaria meglio della maggior parte degli altri".
"Se Draghi ha un handicap, è quello di avere trascorso qualche anno alla Goldman Sachs prima di diventare governatore della Banca d'Italia". Betts aggiunge però che ai vecchi tempi una connection Goldman Sachs sarebbe stata considerata un fattore positivo. Oggi è il contrario, vista l'attuale fama di "vampiro della finanza" della banca d'investimento Usa.
Ma il punto è un altro. "La scelta finale del prossimo presidente della Bce dipenderà probabilmente dalla posizione francese", sottolinea l'opinionista del Ft "La Francia ha il voto chiave e recentemente ha indicato che sarebbe disposta ad appoggiare il candidato tedesco. Ma presumibilmente cercherebbe anche di spuntare un prezzo politico per quest'appoggio e il prezzo potrebbe rivelarsi scomodo per Berlino".
Da mesi, osserva Betts, la Francia insiste sulla necessità di completare l'Unione monetaria con un maggiore coordinamento delle politiche economiche e di bilancio. La Germania ha finora resistito, ma "la pressione aumenta perché i tedeschi prendano almeno in considerazione un compromesso con i francesi, se vogliono che il loro candidato ottenga la presidenza della Bce". Non a caso, secondo Betts, su Le Figaro mercoledì scorso l'ex premier Edouard Balladur ha messo nero su bianco la posizione della Francia per l'unione economica e monetaria. "Ricordate chi era il suo ministro del Bilancio ai suoi tempi? Nicholas Sarkozy, ora il presidente francese".
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