Come spiegava «Plus24» del 2 gennaio, il costo dei bancari in Italia nel 2008 è diminuito per la prima volta dal 2000, interrompendo una crescita costante di sette anni. L'anno scorso molti tra i più importanti banchieri italiani hanno visto le proprie retribuzioni contrarsi per la falcidie subìta dai bonus variabili. Di certo però il top management dei principali gruppi non è caduto in miseria. Con ogni probabilità, poi, quest'anno la forbice delle remunerazioni tra dirigenti e dipendenti tornerà ad allargarsi.

Per limitare l'analisi ai due principali gruppi nazionali, l'anno scorso Intesa Sanpaolo tagliò la parte variabile degli emolumenti a tutti i dipendenti «nella misura di circa il 50% dell'importo stimato in sede di budget». Il bonus variabile più elevato andò all'ad Corrado Passera (750mila euro) che lo sommò a 1,5 milioni di emolumenti fissi e a 311mila euro di benefici non monetari. Il direttore generale Francesco Micheli ottenne 625mila euro di parte variabile da sommare agli 1,25 milioni di fisso e a 95mila di benefici non monetari. Gli altri dirigenti strategici incamerarono complessivamente 4,164 milioni. Anche il board di UniCredit nel 2009 azzerò i bonus ai top manager. Per il 2008 il Ceo Alessandro Profumo incassò 3,48 milioni contro i 9 del 2007, rinunciando alla parte variabile della retribuzione, legata al raggiungimento dei budget, che l'anno prima gli era valsa un bonus di 5,5 milioni. Il taglio colpì i benefit per i dirigenti strategici, riducendoli da 92 milioni del 2007 a 40,7.

Quanto ai dipendenti, una ricerca recente dell'Ufficio Studi della Uilca segnalava che, nonostante l'austerity, i compensi dei presidenti dei principali gruppi bancari italiani (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Popolare, Ubi, Mps, Carige, Popolare dell'Emila, Bpm, Popolare di Sondrio, Popolare di Spoleto e Banco Desio: in totale 391mila dipendenti) nel 2008 erano assommati a 10,35 milioni lordi, in calo sì del 9,4% rispetto al 2007, ma «soprattutto per la mancata erogazione di bonus, in quanto la parte fissa dello remunerazione è aumentata del 3,72%. Il rapporto tra lo stipendio di un lavoratore bancario medio di circa 28mila euro l'anno e i presidenti è passato da 37 volte del 2007 al 33 del 2008».

Quanto agli ad, «i Ceo del campione selezionato nel corso del 2008 hanno avuto compensi per 20,93 milioni, in calo di 10,1 rispetto al 2007 pari al 32,45% in meno. A incidere sono stati i bonus diminuiti del 83,1%, mentre gli emolumenti per la carica (parte fissa dello stipendio) sono aumentati del 7,63%. Il rapporto tra lo stipendio di un lavoratore bancario medio e quello dei Ceo delle società analizzate è passato da 101 del 2007 al 68 del 2008, mostrando come nei grandi gruppi questo rapporto sia, nonostante le diminuzione dei bonus, più elevato».

Le cose però stanno per cambiare. Innanzitutto crescono le probabilità che i manager bancari tornino a incassare i bonus variabili. A fine anno poi scadrà il contratto nazionale di lavoro firmato l'8 dicembre 2007. E c'è chi, come Banca Intesa, propone nuova occupazione in cambio di contratti di ingresso che prevedano una sforbiciata consistente (per quanto temporanea) degli stipendi.
nicola.borzi@ilsole24ore.com