«Un'istituto che si basa su un modello di business focalizzato sulla banca commerciale; che punta su una redditività sostenibile; che è presente in gran parte dell'Europa ma ha la sua forza principale in Italia» dove, peraltro, non escluso un ulteriore rafforzamento (leggi: acquisto di altre filiali). Sono questi alcuni degli aspetti cui il ceo di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha voluto puntare durante la presentazione dei conti 2009 alla comunità finanziaria. Una impostazione che, evidentemente, vuole rimarcare da parte dell'istituto la sua convinzione di essere lontano dai modelli anglosassoni dove la leva finanziaria la fa da padrone e ha fatto non pochi danni.

Al di là di queste considerazioni, c'era molta attesa per i i conti della banca presieduta da Giovanni Bazoli. L'utile netto di Intesa Sanpaolo per il 2009 è stato di 2,8 miliardi di euro. Un dato che si inserisce nella parte alta delle previsioni degli esperti. Le stime degli analisti, di recente, erano state portate tra 2,6 e 2,8 miliardi di euro. Il risultato netto è la conseguenza, si legge nel comunicato della banca, «di una tenuta dei ricavi (...) nonostante il calo dei tassi euribor» che hanno penalizzato il margine d'interesse; «(...) della riduzione dei costi operativi e del contenimento delle rettifiche sui crediti». Va tuttavia sottolineato che, escludendo le componenti non ricorrenti, l'utile è a 2,6 miliardi cioè in calo di oltre il 27 per cento rispetto al 2008.

Un mix, sull'intero esercizio, che ha comportato un incremento dei profitti netti del 9,9% rispetto al 2008. Va peraltro sottolineato che, come indica la stessa banca, una spinta ai conti è arrivata dal primo trimestre 2009 dove l'utile si era attestato a quota 1,075 miliardi grazie «a 511 milioni di rilascio di imposte differite». Dal canto suo, nel quarto trimestre, i profitti netti si sono attestati a quota 543 milioni di euro, rispetto a 674 milioni del terzo quarter (-19,4%) e ai 513 milioni de secondo trimestre.

Il dividendo
Tenendo anche conto di questa profittabilità, il cda ha proposto all'assemblea una cedola di 8 centesimi per le azioni ordinarie e di 9,1 centesimi per le risparmio. Le attese erano di dieci centesimi sulle ordinarie, quindi il dividendo è sotto le stime. Si tratta comunque del livello più alto tra le big bank italiane: UniCredit ha proposto 3 centesimi mentre la cedola di Mps dovrebbe essere compresa, secondo gli analisti, tra 1 e 2 centesimi. Riportando il dividendo unitario al prezzo d'azione dello scorso 18 marzo, «il rendimento (lordo, ndr) è del 2,7% per l'azione ordinaria e del 4,1% per l'azione di risparmio».

Solidità patrimoniale
Sul fronte della solidità patrimoniale, elemento passato ai raggi x dagli analisti, la banca comunica che al 31 dicembre il Tier 1 ratio era all' 8,4% (7,1% a fine 2008), dopo la distribuzione del dividendo. Il core Tier 1 ratio è pari al 7,1% (6,3% un anno prima) mentre il coefficiente patrimoniale totale è dell'11,8% (10,2% alla fine dell'esercizio precedente). Sui ratio patrimoniali Passera ha detto che : «Se le autorità di controllo chiederanno di più, avremo risorse da usare. Per questo abbiamo deciso di remunerare i nostri azionisti dopo la pausa di un anno». ma comunque il manager ritiene i livelli attuali più che adeguati.

Quale business
Rispetto all'evoluzione del business i proventi netti operativi netti sono stati pari a 17,48 miliardi, in calo del 2% rispetto al 2008. Gli interessi netti, dal canto loro, ammontano a 10,486 miliardi, in diminuzione del 9%, con «la componente da attività bancaria commerciale pressoché invariata (-0,5%) e quella da attività di gestione, intermediazione e consulenza (risparmio gestito, prodotti assicurativi, collocamento titoli) in diminuzione dell'11,2 per cento». Profumo ha posto comunque l'accento sulla tenuta dei ricavi cosiddetti core (interessi netti e commissioni nette), «nonostante il continuo calo dei rendimento di mercato e l'eliminazione della commissione di massimo scoperto, a fronte di una politica aziendale che ha spinto sulla liquidità e non ha voluto ricorrere all'effetto leva».

Diversificazione e basso rischio
«Siamo presenti in vari paesi europei - ha poi affermato Passera -. Ma solo il 7% degli impieghi è nel Centro Europa e comunque la nostra attività è molto diversificata. Di più: la nostra presenza in Ucraina è marginale». Sotto il profilo gestionale il «rafforzamento della liquidità è essenziale: la rete delle filiali retail è una fonte stabile di funding su cui poter contare». Tanto che «circa il 70% della racolta diretta da clientela proviene proprio dal retail». Ottimista, inoltre, Passera per il 2010: « Considerando anche le plusvalenze derivanti dalle azioni di capital management in corso di finalizzazione - ha detto il manager - prevediamo un utile netto superiore a quello del 2009».

La banca dei territori: in calo l'utile netto
La divisione per la clientela privati, imprese e private di Intesa SanPaolo ha chiuso il 2009 con un risultato netto di 1,2 miliardi di euro, in diminuzione del 10,8% rispetto ai 1,3 miliardi del 2008. I proventi operativi netti sono ammontati a 10,4 miliardi (-13,3% rispetto ai 12 miliardi del 2008), pari al 60% dei proventi operativi netti consolidati del gruppo. Nell'ultimo trimestre, invece, la Banca dei Territori ha evidenziato un risultato netto di 330 milioni, in aumento del 53,4% rispetto al terzo trimestre 2009. In ripresa nell'ultimo periodo dell'esercizio anche i proventi operativi netti (a 2,5 miliardi).

Possibile crescita in Italia
Al di là dei numeri, il ceo di Intesa, ha detto che «nel 2010 la Banca dei Territori beneficierà di tutti gli investimenti realizzati negli ultimi anni». Insomma, si coglieranno i risultati dell'integrazione, in cui «il 2009 è stato l'ultimo esercizio» per portarla a regime. Va poi sottolineato che Profumo non ha escluso di valutare un rafforzamento di Intesa in Italia.

La divisione corporate cresce
Infine, un accenno alla divisione corporate e investment banking di Intesa SanPaolo, guidata dal direttore generale Gaetano Miccichè, che ha chiuso il 2009 con un risultato netto di 1,2 miliardi di euro, rispetto ai 208 milioni registrati nel 2008. Il risultato corrente al lordo delle imposte, pari a 1,7 miliardi, risulta più che triplicato rispetto ai 526 milioni dell'anno precedente e gli accantonamenti e le rettifiche si attestano a 999 milioni di euro, rispetto ai 504 milioni del 2008.