Il costo del denaro nell'area euro resta inchiodato al minimo storico dell'1 per cento, secondo quanto deciso dalla Banca centrale europea. A dispetto dei recenti segnali di miglioramento dell'attività delle imprese, e di rafforzamento dell'inflazione - che all'1,5 per cento resta comunque inferiore ai livelli obiettivo della Bce - permangono tuttavia elementi di fragilità nella fase di ripresa. A cominciare dalla disoccupazione, che secondo i dati Eurostat ha appena superato la soglia simbolica del 10 per cento nell'Unione monetaria.
Un fattore che pesa al ribasso sulle prospettive di consumo, e in questo modo di inflazione, su cui il costo del danaro è il principale strumento di contenimento nell'armamentario delle banche centrali.

Nell'area euro il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento resta quindi all'1 per cento; il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta all'1,75 per cento, mentre il tasso che la stessa Bce pratica sui depositi di breve termine che detiene per conto delle banche commerciali resta allo 0,25 per cento. La conferma dei livelli attuali è in linea con le attese di mercati e analisti.

I dati di marzo dell'indagine tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese dell'Ue a 16 hanno evidenziato un ulteriore miglioramento dell'attività, ora decisamente attestata a livelli espansivi. Il mercato del lavoro si è quasi stabilizzato, ma non del tutto e secondo la stessa inchiesta i tagli occupazionali sono proseguiti, sebbene a livelli ridotti. Ma nel frattempo i dati giunti oggi dalla produzione industria della Germania su febbraio hanno mostrato un andamento piatto, come ieri quelli sugli ordinativi. Nella prima economia dell'area euro la debolezza si conferma nel mercato interno, su cui gli ordini hanno segnato una flessione.
Ieri anche l'Ocse rilevava prospettive di ripresa economica e rilento dell'area euro, rispetto a Usa e Giappone che dovrebbero invece segnare recuperi più solidi.

Intanto oggi sono tornate a farsi sentire con forza le tensioni dei mercati sulla Grecia, a causa del dissesto dei suoi conti pubblici. Ieri aveva riferito di una possibile ulteriore revisione in peggio dei dati sul deficit del 2009, pur confermando gli obiettivi di riduzione previsti per quest'anno. Ma intanto la Banca centrale ha riportato ingenti trasferimenti all'estero di fondi da parte dei titolari di conti delle principali banche del paese. Una fuga di capitali a cui, secondo ricostruzioni di stampa, le banche hanno reagito chiedendo di far ricorso alle risorse residuali di un fondo di sostegno approntato nel 2008. A metà seduta la Borsa di Atene è arrivata a perdere fin oltre il 5 per cento poi ha moderato in parte i ribassi al 3,7 per cento.

Su questo fronte oggi aalla Bce è attesa la decisione formale di prorogare a oltre la fine del 2010 i criteri morbidi sui rating dei titoli di stato che accetta a garanzia per concedere alle banche i suoi prestiti di rifinanziamento. Una misura che indirettamente andrà a tutto favore della Grecia, i cui bond potranno così continuare ad essere utilizzati come "collaterali", questo il termine tecnico. Anche per questo ora l'attenzione si sposta sulla consueta conferenza stapa del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, alle 14 e 30.

 

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