In questi giorni diverse notizie dal mondo mostrano continui e decisi passi avanti verso un futuro "nuovo ordine" economico e monetario (e quindi anche politico e strategico) in gran parte incentrato sull'Asia, ma con implicazioni davvero globali.
Il vertice dell'Asean, l'8 e 9 aprile, è uno di questi eventi-chiave, se non altro per la Zona di libero scambio creata con la Cina. Intanto, l'Asean, tramite il suo presidente di turno, il vietnamita Nguyen Minh Triet, ha riaffermato l'obiettivo di più stretti rapporti con i paesi arabi del Golfo Persico, in particolare l'Arabia Saudita. A loro volta, questi paesi sono interessati a una crescente cooperazione economica e finanziaria con l'Asia in generale, specie con Cina e India. Quanto basta per mutare gli assetti di fondo dell'economia globale. Il recente Forum di Boao (a Hainan, Cina), una sorta di Davos asiatica, ha rivelato il desiderio di distensione tra Cina e India e pochi giorni fa il presidente cinese Hu Jintao ha detto che in maggio incontrerà a Pechino la sua omologa indiana Partibha Patil. Mentre si prepara una possibile svolta storica tra Cina e Taiwan.
Un'altra rilevante notizia di questi giorni è che la Cina sta valutando se permettere operazioni di cambi tra la valuta nazionale – lo yuan o renminbi (Rmb) – e il rublo (Russia), il won (Corea del Sud) e il ringgit (Malaysia). Ciò sarebbe un nuovo passo per promuovere il renminbi (o yuan) quale moneta internazionale. Oggi, al mercato valutario interbancario di Shanghai, il Rmb può essere venduto o acquistato contro dollari, euro, yen, dollari di Hong Kong e sterline.
In questo contesto, il 15 aprile scorso è stata una data assai significativa. Per due buoni motivi. Il primo è che, proprio per quel giorno, era prevista a Washington la pubblicazione di un rapporto del Dipartimento del Tesoro, voluto dal Congresso, che doveva accusare la Cina di "manipolare" il cambio del renminbi tenendolo troppo basso. Ma l'amministrazione Obama ha poi deciso di rinviare il tutto sine die. Il rapporto avrebbe scatenato una grave crisi che nessuno dei due paesi può permettersi. Al pubblico è stato fatto intendere che, in cambio, la Cina sosterrà le proposte Usa di sanzioni all'Iran. Il che è forse un'illusione e gli stessi americani ridimensionano ora l'ipotetica atomica iraniana. Questo rinvio del rapporto anti-Cina suggerisce che, almeno per ora, gli Usa stanno ripiegando di fronte alla Cina. Un significativo successo, dunque, per Pechino e per le prospettive del renminbi.
L'altro motivo per cui il 15 aprile è una data importante è che, quello stesso giorno, si è tenuto a Brasilia il secondo vertice dei paesi "Bric" (Brasile, Russia, India e Cina). Il summit ha ribadito la necessità di riformare il sistema monetario internazionale e la richiesta di dare più spazio, in seno al Fondo monetario e alla Banca mondiale, non solo ai paesi "Bric", ma anche ad altri, come Sudafrica e Indonesia.
Finora le potenze occidentali hanno ignorato queste istanze. Ma ciò che oggi pare fantasioso potrebbe concretizzarsi tra 15-20 anni. È il caso d'imparare a dire "renminbi" perché sarà, prima o poi, una moneta importante in tutta l'Asia e potrebbe diventare una valuta di riserva internazionale, se sarà stabile e pienamente convertibile e se Pechino accetterà di avere significativi deficit di parte corrente con cui alimentare la circolazione internazionale di Rmb.

 

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