John Elkann, nuovo presidente di Fiat Group, ha compiuto 34 anni due settimane fa e da più di 12 siede nel consiglio di amministrazione della Fiat, quando – nel dicembre 1997 – è subentrato a Giovanni Alberto Agnelli


Più che timido, è riservato. E attento a soppesare le parole. Un po' perché la sua abitudine è quella di pensare e ragionare in inglese, un po' perché ha imparato che ogni sua frase è destinata a non cadere inascoltata. John Elkann, nuovo presidente di Fiat Group, ha compiuto 34 anni due settimane fa e da più di 12 siede nel consiglio di amministrazione della Fiat, quando – nel dicembre 1997 – è subentrato a Giovanni Alberto Agnelli.

Nato a New York da Margherita Agnelli e Alain Elkann, è difficile parlare di lui senza chiamare in causa chi l'ha designato come il grande erede dell'impero di casa Agnelli, l'Avvocato. Ma val la pena provarne, anche perché quasi tutta la sua carriera al Lingotto si è compiuta dopo la morte del nonno, avvenuta nel 2003: proprio in quell'anno John, dopo una laurea al Politecnico di Torino e un'esperienza lavorativa in General electric, entra nel cda dell'Ifil, la finanziaria che gestisce le proprietà di famiglia. Nel 2004, alla morte dello zio Umberto, assume la carica di vicepresidente Fiat, mentre Luca Cordero di Montezemolo ne diventa presidente e Sergio Marchionne amministratore delegato. La Fiat comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, e per il primogenito di Margherita Agnelli inizia l'ascesa: la presidenza de La Stampa, un posto in cda pesanti o prestigiosi come quelli di Rcs, Banca Leonardo e Le Monde, la vice presidenza dell'accomandita di famiglia, la Giovanni Agnelli e C. Sapaz, la cassaforte che controlla tutte le società partecipate della famiglia e dei suoi 90 discendenti. Nel maggio 2008, soci e consiglio di amministrazione lo eleggono all'unanimità presidente dell'Ifil, che l'anno scorso - raggruppata con IFI – viene ribattezzata Exor.

Coerente con la sua formazione, si dice di lui che ami ragionare su scenari globali, un'attitudine questa che sicuramente lo pone in grande sintonia con Sergio Marchionne. Con il quale ha condiviso – forse anche più di Montezemolo – l'operazione Chrysler e la logica che la ispira, che avrebbe volentieri allargato la partita a Opel. A maggio, alla prossima assemblea dei soci, assumerà anche il timone, cioè la presidenza, dell'accomandita, subentrando a chi più di tutti l'ha affiancato in questi anni, Gianluigi Gabetti.

 

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