BRUXELLES - Rafforzamento del patto di stabilità negli aspetti preventivi e punitivi, senza escludere l'idea di estendere lo strumento delle procedure anti deficit eccessivi anche ai debiti eccessivi (superiori al 60% stabilito da Maastricht), con possibilità dunque di incorrere in sanzioni anche su questo fronte. Inutile dire che, in questo caso, l'Italia sarebbe tra i paesi nel mirino.

Rafforzamento contestuale del coordinamento delle politiche economiche, della sorveglianza circa l'effettiva attuazione degli impegni, conferendo maggiori poteri alla Commissione Ue, con l'obiettivo di impedire l'accumularsi di squilibri nocivi alla crescita e di divari di competitivà all'interno dell'area euro.

Creazione di un meccanismo permanente anti-crisi per evitare in futuro di ritrovarsi impreparati, come è successo con la Grecia. Però strutturandolo in modo da disincentivarne al massimo il ricorso da parte dei Governi. Il tutto senza però modificare il Trattato di Lisbona ma lavorando nelle sue pieghe a colpi di legislazione secondaria.

Sono queste le tre proposte con le quali Olli Rehn, il commissario Ue agli Affari economici, si presenterà nel week-end a Madrid ai ministri dell'Eurogruppo prima e poi a quelli dell'Ecofin. Soltanto dopo lo scambio di vedute con i ministri e alla luce delle loro reazioni, Rehn formalizzerà le proposte in un testo l'12 maggio prossimo.

Se c'è una lezione da tirare dalla crisi greca è che il patto di stabilità non ha funzionato come avrebbe dovuto perchè le sue regole sono state violate ma soprattutto perchè non ha saputo impedire l'accumulo di divergenze tra le economie del club. Senza contare la macroscopica assenza di qualsiasi paracadute anti-crisi, per scelta deliberata, è vero, che però alla prova dei fatti si è rivelata insostenibile.

Partendo da queste premesse, Rehn discuterà con i ministri finanziari (assente il tedesco Wolfgang Schauble per ragioni di salute) i suoi tre rimedi. Con quale reazione si vedrà. La Gran Bretagna, per esempio, ha già fatto sapere che non accetterà maggiori interferenze nella gestione della sua politica economica.

Il commissario, d'altra parte, prende esplicitamente le distanze dalla posizione tedesca su tre punti fondamentali: prima di tutto preme perché le riforme si facciano con una modifica della legislazione secondaria europea senza aprire la partita deilla modifica dei Trattati, come auspicato dal cancelliere Angela Merkel. Per questo non sposa neanche l'idea di Schauble di creare un Fondo monetario europeo. Come se non bastasse boccia anche quella, avanzata dal cancelliere, di creare draconiane misure sanzionatorie per i "reprobi", fino alla loro espulsione dall'euro. «Non ritengo che l'attuale Trattato consenta l'espulsione dei paesi membri. Personalmente poi dubito che l'idea sia in linea con i principi fissati dai Padri Fondatori».

Anche se non è in sintonia con la posizione tedesca, Rehn non predica affatto una riforma morbida delle regole di convivenza dentro la moneta unica. Al contrario. Propugna infatti l'inasprimento e una maggiore efficacia delle misure punitiva in caso di scostamento dai parametri di Maastricht, cominciando dal taglio dei fondi strutturali Ue per chi se ne renda responsabile, sino alla possibile automaticità delle multe previste dal patto: non solo in caso di deficit eccessivi, come è stato finora, ma anche in caso di debiti fuori linea.

Anche sulla istituzione del meccanismo di aiuti anti-crisi il messaggio è decisamente rigorista: «La rete di salvataggio come ultima istanza ci vuole ma va resa non attraente al punto da scoraggiare il ricorso volontario ad essa da parte di qualsiasi Governo». Come si vedrà.

 

Shopping24